Spatuzza, la Procura convoca il vescovo Molinari
Il vescovo dell’Aquila Molinari e don Massimiliano De Simone, cappellano del carcere delle Costarelle, potrebbero comparire davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Palermo per testimoniare nel processo contro il senatore Marcello Dell’Utri
L’AQUILA. Il vescovo Molinari e don Massimiliano De Simone, cappellano del carcere delle Costarelle, potrebbero comparire, come testimoni, davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Palermo che stanno processando, per concorso in associazione mafiosa, il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. L’arcivescovo dell’Aquila e il sacerdote sono stati convocati dal rappresentante della pubblica accusa, il procuratore generale di Palermo Antonino Gatto, il quale ha chiesto l’audizione di una serie di testimoni a riscontro delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza nel processo contro Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Tra i testi che l’accusa vuol sentire ci sono anche i cappellani delle carceri dell’Aquila e di Ascoli Piceno, Massimiliano De Simone e Pietro Capoccia e l’arcivescovo Giuseppe Molinari, che saranno interrogati sul percorso religioso intrapreso da Spatuzza, oltre all’imprenditore Paolino Dalfone, che dovrebbe parlare della vicenda dei cartelloni pubblicitari nel quartiere Brancaccio e quattro investigatori della Dia autori di accertamenti sulle dichiarazioni rese da Spatuzza. Il procuratore aveva anche sollecitato l’audizione dei collaboratori di giustizia Pietro Romeo e Salvatore Grigoli, ma dopo oltre due ore di camera di consiglio la richiesta su Grigoli è stata respinta.
I giudici hanno ritenuto «non assolutamente necessaria ai fini del decidere» l’audizione del pentito di Brancaccio, in quanto «detentore» di informazioni generiche e non supportate da riscontri, sia sulla presunta vicinanza di Dell’Utri ai Graviano, sia sul possibile coinvolgimento dell’esponente Pdl e di Silvio Berlusconi nelle stragi, fatto, questo, su cui Grigoli dice di non avere informazioni precise. Il processo è stato rinviato all’8 gennaio, quando la difesa replicherà alle altre richieste dell’accusa e i giudici decideranno se accoglierle. Stabilito anche il calendario delle udienze, che arriva fino al 26 marzo 2010.
MOLINARI. La decisione sull’audizione di Molinari sarà presa dal collegio nel corso dell’udienza dell’8 gennaio 2010. La mossa della pubblica accusa è destinata, dunque, ad allungare i tempi del processo. Pertanto, il procuratore dovrà rinviare la sua requisitoria a dopo Natale. In questi giorni i nomi di Molinari e De Simone sono saliti spesso alla ribalta nell’ambito del processo di Palermo. L’arcivescovo è stato tirato in ballo dallo stesso Spatuzza, « ’U Tignusu», il pentito che ha determinato la riapertura delle inchieste su mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio e sulle bombe del 1993.
Alla sua prima apparizione pubblica, infatti, ha parlato anche del percorso spirituale che lo ha indotto a collaborare con la giustizia. «Ha avuto un ruolo determinante il vescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari. Mi ha confessato e con lui ho parlato due o tre volte», ha detto il killer assoldato dai Graviano, i boss di Brancaccio, per commettere delitti tra i quali quello del parroco antimafia don Pino Puglisi e il sequestro, culminato con l’uccisione, del figlio del pentito Santino Di Matteo. Il vescovo, più volte sollecitato a parlare della questione-Spatuzza, si è sempre trincerato dietro il silenzio.
DON MASSIMILIANO. Il giovane cappellano del carcere delle Costarelle è noto per le sue battaglie in favore del crocifisso, per le quali, tempo fa, propose alle mamme di mandare a scuola i figli con una croce disegnata sui grembiuli. In un’altra circostanza tuonò contro la festa di Halloween «estranea alla nostra cultura».
Tra i testi che l’accusa vuol sentire ci sono anche i cappellani delle carceri dell’Aquila e di Ascoli Piceno, Massimiliano De Simone e Pietro Capoccia e l’arcivescovo Giuseppe Molinari, che saranno interrogati sul percorso religioso intrapreso da Spatuzza, oltre all’imprenditore Paolino Dalfone, che dovrebbe parlare della vicenda dei cartelloni pubblicitari nel quartiere Brancaccio e quattro investigatori della Dia autori di accertamenti sulle dichiarazioni rese da Spatuzza. Il procuratore aveva anche sollecitato l’audizione dei collaboratori di giustizia Pietro Romeo e Salvatore Grigoli, ma dopo oltre due ore di camera di consiglio la richiesta su Grigoli è stata respinta.
I giudici hanno ritenuto «non assolutamente necessaria ai fini del decidere» l’audizione del pentito di Brancaccio, in quanto «detentore» di informazioni generiche e non supportate da riscontri, sia sulla presunta vicinanza di Dell’Utri ai Graviano, sia sul possibile coinvolgimento dell’esponente Pdl e di Silvio Berlusconi nelle stragi, fatto, questo, su cui Grigoli dice di non avere informazioni precise. Il processo è stato rinviato all’8 gennaio, quando la difesa replicherà alle altre richieste dell’accusa e i giudici decideranno se accoglierle. Stabilito anche il calendario delle udienze, che arriva fino al 26 marzo 2010.
MOLINARI. La decisione sull’audizione di Molinari sarà presa dal collegio nel corso dell’udienza dell’8 gennaio 2010. La mossa della pubblica accusa è destinata, dunque, ad allungare i tempi del processo. Pertanto, il procuratore dovrà rinviare la sua requisitoria a dopo Natale. In questi giorni i nomi di Molinari e De Simone sono saliti spesso alla ribalta nell’ambito del processo di Palermo. L’arcivescovo è stato tirato in ballo dallo stesso Spatuzza, « ’U Tignusu», il pentito che ha determinato la riapertura delle inchieste su mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio e sulle bombe del 1993.
Alla sua prima apparizione pubblica, infatti, ha parlato anche del percorso spirituale che lo ha indotto a collaborare con la giustizia. «Ha avuto un ruolo determinante il vescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari. Mi ha confessato e con lui ho parlato due o tre volte», ha detto il killer assoldato dai Graviano, i boss di Brancaccio, per commettere delitti tra i quali quello del parroco antimafia don Pino Puglisi e il sequestro, culminato con l’uccisione, del figlio del pentito Santino Di Matteo. Il vescovo, più volte sollecitato a parlare della questione-Spatuzza, si è sempre trincerato dietro il silenzio.
DON MASSIMILIANO. Il giovane cappellano del carcere delle Costarelle è noto per le sue battaglie in favore del crocifisso, per le quali, tempo fa, propose alle mamme di mandare a scuola i figli con una croce disegnata sui grembiuli. In un’altra circostanza tuonò contro la festa di Halloween «estranea alla nostra cultura».