dal 16 agosto
Spunta la sorpresa nel fermo pesca: stop nell’area più ricca
Niente reti per un anno nella zona di Fossa di Pomo. Le marinerie in agitazione: «Così ci riducono alla miseria»
PESCARA. La chiamano Fossa di Pomo ed è una delle zone ritenute più pescose dell’Adriatico. E’ al centro, in acque internazionali, tra l’Italia ed il limite delle acque territoriali della Croazia, ed è lì che si trovano le più belle e grandi specie di aragostine e merluzzi. Ed è lì invece che i pescatori non possono gettare le reti per un anno, per consentire il ripopolamento delle specie ittiche.
Il divieto di Fossa di Pomo è la “sorpresa” contenuta nel decreto ministeriale sul fermo pesca che scatta dal 16 agosto fino al 27 settembre nella zona centrale dell’Adriatico e che interessa le marinerie di Marche Abruzzo (Pescara, Giulianova e Ortona in particolare), Molise e Puglie.
Quella parte così pescosa e così lontana e raggiungibile dalle barche più grosse negli anni scorsi era sempre rimasta fuori. Invece quest’anno c’è lo stop. Anzi, lo stop è già scattato dal momento che il divieto vale per questa parte di mare dal 25 luglio e per un anno.
«Per noi rappresenta un ulteriore mazzata», commenta desolato Massimo Camplone, rappresentante della marineria pescarese e componente di una delle famiglie di pescatori più numerosa di Pescara.: «Così ci riducono sul lastrico, non sappiamo dove andare a pescare, gli spazi sono pochi e le barche sempre le stesse. Alla fine si rischia di litigare fra di noi».
La rabbia dei pescatori è condivisa e si è estesa lungo tutta la fascia costiera. Al punto che sabato a San Benedetto è in programma un’assemblea interregionale delle marinerie. «Fossa di Pomo è stato chiuso per onorare i finanziamenti europei relativamente alla istituzione delle Zone di tutela biologica ma che, di fatto, rappresenta un provvedimento inutile e deleterio per la pesca visto che il governo ci impedisce di pescare in una zona in cui invece possono tranquillamente pescare tutte le altre marineria, croati, albanesi e via discorrendo», dicono a Federpesca.
Un paradosso se si pensa che il provvedimento adottato dovrebbe servire a tutelare prima di tutto la risorsa ittica. «In questo modo invece non si fa altro che favorire l'economia della pesca di altre nazioni e penalizzare ulteriormente la nostra», riprende Camplone che si sente di dire che la categoria è come se fosse in stato di agitazione in attesa delle decisioni che saranno prese nell’assemblea interregionale di sabato.
Intanto i pescatori continuano ad aspettare gli emolumenti – sottoforma di cassa integrazione – del fermo biologico dell’anno scorso: nono sono arrivati né i soldi per i marinai imbarcati né quelli per gli armatori. (cr.re.)
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