Stipendi, Angelini sfugge al prefetto
Gabrielli irritato: Villa Pini ha dimostrato scarso rispetto verso le istituzioni.
PESCARA. «La famiglia Angelini si nega e appare irraggiungibile e dei soldi promessi per pagare gli stipendi non c’è nessuna traccia». L’assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni allarga le braccia dopo il colloquio telefonico con il prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli e annuncia che la vertenza a favore dei 1500 lavoratori del gruppo Villa Pini senza stipendio da sette mesi è arrivata al capolinea e senza novità.
Così come la mediazione del prefetto Gabrielli che ieri non ha nascosto la sua irritazione per i silenzi della Clinica teatina, meditando un’azione perentoria nei confronti dei vertici del gruppo. Ieri sera, in una nota la prefettura ha reso nota la convocazione dell’amministratore e del legale rappresentante del gruppo Villa Pini, Chiara Angelini. «Nonostante il formale impegno del direttore amministrativo», si legge nella nota, «non è stata fornita alcuna indicazione sulle determinazioni aziendali in ordine all’impegno a continuare l’attività imprenditoriale e all’eventuale quantificazione degli emolumenti da erogare ai dipendenti. Nonostante il formale impegno del direttore amministrativo, non è stata fornita alcuna indicazione, pur più volte sollecitata dalla prefettura, dimostrando scarso rispetto delle istituzioni».
«Angelini», prosegue Venturoni, «ha mandato in fumo una delicata trattativa con la Regione che si è impegnata a riaprire la trattativa a sostegno di quelle centinaia di famiglie che vivono da mesi senza sostegni economici. Martedì prossimo, se non ci saranno i soldi, il Consiglio regionale revocherà l’accreditamento al gruppo Villa Pini».
Mentre il prefetto dell’Aquila tentava di mettersi in contatto con gli Angelini, quello di Chieti, Vincenzo Greco invece ha chiamato a sè i delegati sindacali di Cgil e Cisl sollevando il problema dell’autoregolamentazione degli scioperi su denuncia di Angelini. «Noi siamo tranquilli», racconta Davide Farina della Cisl, «e al prefetto abbiamo spiegato che la Cisl e la Cgil hanno fatto le cose con grande correttezza e per bene. Magari sono altri che contravvengono a questa regola». «Il paradosso», prosegue Angela Scottu della Cgil, «è che ci siamo dovuti sentire noi le osservazioni del prefetto di Chieti, mentre chi ha organizzato gli scioperi e le serrate prosegue imperturbabile a bloccare i servizi e anche l’accesso al posto di lavoro».
I delegati sindacali di Cisl e Cgil ieri hanno fatto una mossa a sorpresa. Finita la riunione con il prefetto Greco, sono andati negli uffici della procura di Chieti e poi in questura per presentare una denuncia per “auto-tutela” e raccontare quanto era accaduto. «Come si vede il cammino per il rispetto della legalità e delle regole è sempre più in salita per i dipendenti di Villa Pini», dicono Angela Scottu e Davide Farina, «le istituzioni: Regione, magistratura e prefetti devono intervenire. Lo diciamo da mesi: siamo di fronte a una emergenza delicata e pericolosa. Le iniziative della magistratura ben vengano, ma finora constatiamo che Angelini non ha pagato gli stipendi ed è rimasto alla guida delle sue società. Le sue sfide si fanno sempre più personali e fantasiose, tali da sconfinare in menzogne». La Cgil replica alle accuse lanciate dal titolare della clinica Enzo Angelini giudicate dal sindacato «Strampalate e inaudite».
Angelini aveva criticato la Cgil per una riunione che, racconta, si è svolta nel bar della clinica «inneggiando ai militi della guardia di finanza» che procedevano al sequestro dei beni della proprietà. «Del resto», replica la Cgil, «si tratta di dichiarazioni di un imprenditore della sanità cinico e spregiudicato, accusato di truffa ai danni della Regione».
Solidarietà inoltre da parte del senatore Alfonso Mascitelli, coordinatore dell’Idv, al collega Giovanni Legnini, chiamato sempre in causa da Angelini in quanto a suo giudizio Legnini con la Cgil hanno prodotto «frutti avvelenati e legami strategici da approfondire in altra sede». «La nostra preoccupazione e il nostro impegno», scrive Mascitelli, «devono essere rivolti a trovare una soluzione urgente ai dipendenti del gruppo, alla loro dignità umana e professionale già mortificata e al loro sacrosanto diritto a ricevere il salario. Proprio per questo non si possono accettare intimidazioni di alcun genere e da chicchessia, soprattutto da parte di chi ha avuto ruoli da protagonista nel marciume delle collusioni tra politica e interessi economici della sanità privata, che ci ha condotto allo sfascio dei conti economici».
Così come la mediazione del prefetto Gabrielli che ieri non ha nascosto la sua irritazione per i silenzi della Clinica teatina, meditando un’azione perentoria nei confronti dei vertici del gruppo. Ieri sera, in una nota la prefettura ha reso nota la convocazione dell’amministratore e del legale rappresentante del gruppo Villa Pini, Chiara Angelini. «Nonostante il formale impegno del direttore amministrativo», si legge nella nota, «non è stata fornita alcuna indicazione sulle determinazioni aziendali in ordine all’impegno a continuare l’attività imprenditoriale e all’eventuale quantificazione degli emolumenti da erogare ai dipendenti. Nonostante il formale impegno del direttore amministrativo, non è stata fornita alcuna indicazione, pur più volte sollecitata dalla prefettura, dimostrando scarso rispetto delle istituzioni».
«Angelini», prosegue Venturoni, «ha mandato in fumo una delicata trattativa con la Regione che si è impegnata a riaprire la trattativa a sostegno di quelle centinaia di famiglie che vivono da mesi senza sostegni economici. Martedì prossimo, se non ci saranno i soldi, il Consiglio regionale revocherà l’accreditamento al gruppo Villa Pini».
Mentre il prefetto dell’Aquila tentava di mettersi in contatto con gli Angelini, quello di Chieti, Vincenzo Greco invece ha chiamato a sè i delegati sindacali di Cgil e Cisl sollevando il problema dell’autoregolamentazione degli scioperi su denuncia di Angelini. «Noi siamo tranquilli», racconta Davide Farina della Cisl, «e al prefetto abbiamo spiegato che la Cisl e la Cgil hanno fatto le cose con grande correttezza e per bene. Magari sono altri che contravvengono a questa regola». «Il paradosso», prosegue Angela Scottu della Cgil, «è che ci siamo dovuti sentire noi le osservazioni del prefetto di Chieti, mentre chi ha organizzato gli scioperi e le serrate prosegue imperturbabile a bloccare i servizi e anche l’accesso al posto di lavoro».
I delegati sindacali di Cisl e Cgil ieri hanno fatto una mossa a sorpresa. Finita la riunione con il prefetto Greco, sono andati negli uffici della procura di Chieti e poi in questura per presentare una denuncia per “auto-tutela” e raccontare quanto era accaduto. «Come si vede il cammino per il rispetto della legalità e delle regole è sempre più in salita per i dipendenti di Villa Pini», dicono Angela Scottu e Davide Farina, «le istituzioni: Regione, magistratura e prefetti devono intervenire. Lo diciamo da mesi: siamo di fronte a una emergenza delicata e pericolosa. Le iniziative della magistratura ben vengano, ma finora constatiamo che Angelini non ha pagato gli stipendi ed è rimasto alla guida delle sue società. Le sue sfide si fanno sempre più personali e fantasiose, tali da sconfinare in menzogne». La Cgil replica alle accuse lanciate dal titolare della clinica Enzo Angelini giudicate dal sindacato «Strampalate e inaudite».
Angelini aveva criticato la Cgil per una riunione che, racconta, si è svolta nel bar della clinica «inneggiando ai militi della guardia di finanza» che procedevano al sequestro dei beni della proprietà. «Del resto», replica la Cgil, «si tratta di dichiarazioni di un imprenditore della sanità cinico e spregiudicato, accusato di truffa ai danni della Regione».
Solidarietà inoltre da parte del senatore Alfonso Mascitelli, coordinatore dell’Idv, al collega Giovanni Legnini, chiamato sempre in causa da Angelini in quanto a suo giudizio Legnini con la Cgil hanno prodotto «frutti avvelenati e legami strategici da approfondire in altra sede». «La nostra preoccupazione e il nostro impegno», scrive Mascitelli, «devono essere rivolti a trovare una soluzione urgente ai dipendenti del gruppo, alla loro dignità umana e professionale già mortificata e al loro sacrosanto diritto a ricevere il salario. Proprio per questo non si possono accettare intimidazioni di alcun genere e da chicchessia, soprattutto da parte di chi ha avuto ruoli da protagonista nel marciume delle collusioni tra politica e interessi economici della sanità privata, che ci ha condotto allo sfascio dei conti economici».