Storia millenaria e arte nella bella Tagliacozzo
Sulle tracce di Federico II tra chiese affrescate e dolci speciali
TAGLIACOZZO. Il nome di Tagliacozzo è legato a uno degli eventi più importanti del Medioevo: la battaglia, nel 1268, tra Corradino di Svevia e Carlo D'Angiò, che segnò la fine della dinastia sveva in Italia e del sogno, a lungo accarezzato, dal grande Federico II, nonno di Corradino, così tanto innamorato del nostro Paese, da trasferire la capitale dell'Impero dalla Germania in Sicilia. La battaglia si svolse nei Piani palentini, tra Scurcola Marsicana e Avezzano, ma Dante, nel ricordarla, nella Commedia, dà come punto di riferimento Tagliacozzo, allora città più importante della Marsica: "E là da Tagliacozzo/, dove senz'armi vinse il vecchio Alardo", dove il "là da", sta per "nei pressi". Tagliacozzo, terza città della Marsica, dopo Avezzano e Celano, è da sempre meta di turisti. Oltre alle bellezze paesaggistiche mozzafiato e all'invidiabile posizione geografica, la città dispone di un invidiabile patrimonio artistico e monumentale che la pone tra gli 11 centri storici minori più belli d'Italia. Si può iniziare l'itinerario dalla chiesa del Soccorso, nella parte alta della città, che contiene pregevoli affreschi risalenti all'anno Mille venuti alla luce di recente. La chiesa si chiama così perché nel tardo Medioevo vi si prestava soccorso ai viandanti che percorrevano la Tiburtina, che proprio in quel punto si diramava. Da una parte si andava verso Roma, dall'altra verso Napoli. Proseguendo, attraverso via Romana, verso il centro, ci si imbatte in piccole chiese, tra cui quella di San Pietro, di cui nei primi anni '40 fu parroco don Gaetano Tantalo, per il quale è in corso il processo di beatificazione. Durante l'occupazione nazista salvò la vita, nascondendole a casa sua, a due famiglie di ebrei fuggite da Roma. Si arriva, quindi, alla chiesa di San Cosma e Damiano, cui è annesso il monastero delle benedettine di clausura. L'unico in Abruzzo. Il monastero ha oltre mille anni. Vi si possono acquistare dolci preparati dalle monache e di cui solo loro conoscono la ricetta. C'è gente che viene apposta a Tagliacozzo per comprarli. La suora addetta al servizio la si potrà vedere solo attraverso una grata. L'osservanza delle Regole di San Benedetto è rigorosissima. Di fronte al monastero c'è il Palazzo Ducale. Lo si può visitare parzialmente, perché sono in corso lavori di ristrutturazione. Accompagnati dal personale della Sovintendenza e dall'assessore alla cultura, Venturini, (telefono 0863 641203), si possono ammirare gli splendidi affreschi rinascimentali della Cappella, che qualcuno attribuisce a Benozzo Gozzoli. Quelli della Loggia sono provvisoriamente custoditi nel castello di Celano. Ultimati i lavori del Palazzo Ducale, potranno tornare al loro posto. È possibile anche visitare gli affreschi della sala dell'Orso, così chiamata perché sulla cappa del camino è raffigurato un orso. Questi affreschi si trovano al primo piano e durante la seconda guerra sono stati danneggiati dai tedeschi che hanno trasformato la sala in un ospedale da campo. Di grande interesse storico-culturale la chiesa di San Francesco, risalente al Duecento, che custodice le reliquie del Beato Tommaso da Celano, primo biografo del santo. Annesso c'è il convento dei francescani, con il chiostro che è un capolavoro. Gli affreschi risalgono al 1600. Lungo le pareti, raffigurano episodi della vita del santo. Sulla volta, l'albero genealogico dell'Ordine francescano. A poco distanza c'è via dei Cordoni. Uno dei palazzi che la costeggiano, quello della famiglia Resta, nel 1830, ha ospitato il re di Napoli, Ferdinando II. La via ha preso il nome dal cordone che, fissato, attraverso anelli, a due pilastri posti all'ingresso del palazzo, garantiva il diritto di asilo. Percorrendo via dei Cordoni, si arriva in piazza dell'Obelisco, la cui armonia architettonica ha lasciato ammirati anche i critici d'arte più esigenti.
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