"Subito la fusione nei trasporti"
Mascitelli (Idv): il quadro nazionale impone scelte rapide
PESCARA. Fusione sì, fusione no. Privatizzazione sì, privatizzazione no. Secondo il senatore dell'Idv Alfonso Mascitelli il dibattito sul futuro del Trasporto pubblico locale è «fuori dalla realtà». Perché la «difesa dell'esistente da una parte o l'idea dall' altra che la vendita al privato possa risolvere il problema dei costi a carico della regione, in un servizio pubblico essenziale come il diritto alla mobilità, conferma che chi ci governa a livello regionale, non afferra i cambiamenti che si stanno preparando nel Paese».
Le tesi che si contrappongono sulla riforma del Tpl, un settore che in Abruzzo assorbe risorse per 192 milioni (compreso il contratto con Trenitalia che è di circa 47 milioni di euro) sono soprattutto all'interno del centrodestra. La riforma del trasporto pubblico locale, approvata dalla giunta Chiodi e ferma da tempo in commissione, è stata sbloccata da un emendamento del Pd alla Finanziaria e ora è legge dell'Abruzzo. La riforma prevede la fusione dei servizi su gomma, cioè dei trasporti su strada di Arpa, Gtm e Sangritana (nella parte del servizio su strada, la Sangritana su ferro resterebbe autonoma) in un'azienda unica che insieme conterebbe quasi 1600 dipendenti, 830 autobus, un fatturato che supera i 100 milioni di euro.
La riforma dovrà essere completata nella fase progettuale entro sei mesi e poi approvata dal Consiglio regionale. La fusione dovrà preparare la società regionale ad affrontare con più forza contrattuale le gare che prima o poi il governo imporrà alle Regioni forte di una direttiva europea, recepita dall'Italia, che apre il mercato del trasporto locale a tutti gli operatori privati europei, cassando i monopoli pubblici come quello abruzzese.
Su questo progetto si sono distinte in particolare due voci dissonanti. Quella del senatore Paolo Tancredi, contrario alla fusione («creerebbe costi e inefficienze») e favorevole alla vendita delle aziende. Quella del collega di partito e di aula Fabrizio Di Stefano, contrario sia alla fusione che alla vendita («dobbiamo pensare prima alle gare e a disegnare i quattro bacini provinciali»).
Spiega Mascitelli: «A settembre 2010, in un convegno organizzato a Pescara dall'IdV sul Tpl, l'assessore Giandonato Morra aveva assicurato che a fine anno avrebbe portato all'approvazione una proposta di riforma. Oggi, a distanza di più di un anno, lo stesso assessore si sente soddisfatto dell'approvazione di un emendamento che recepisce i contenuti della sua proposta, assegnando altri sei mesi di tempo per la presentazione di un progetto di fusione delle tre società Arpa, Gtm e Sangritana, che dovrebbe essere preparato per giunta dagli stessi amministratori delle società interessate». Tempi troppo lunghi, secondo Mascitelli, rispetto a quello che sta accadendo in Europa e in Italia: «Ci sono tre dati di fatto importanti», spiega il senatore, «la cosiddetta Manovra Monti, nell'incrementare di 800 milioni il fondo del finanziamento del Tpl a disposizione delle regioni, fondo che era stato ridotto ad una misera quota di 400 milioni dal governo Berlusconi, rinvia a criteri premiali la ripartizione delle risorse tra le regioni, anche perché a decorrere dal 2013 il fondo sarà alimentato da una nuova compartecipazione derivante dall'accise sui carburanti, in sostanza nuove tasse per gli utenti. La conferenza Stato Regioni ha posto la riorganizzazione e la ristrutturazione dell'intero sistema del Tpl tra i sette punti prioritari da concordare con il governo Monti e questo avverrà entro febbraio. Se a questo poi si aggiunge che nelle proposte di riforma concorrenziale presentate al governo e al parlamento l'Antitrust pone la liberalizzazione di questo settore, con tutte le contrarietà dell'affidamento diretto in house, come un punto che dovrà essere prioritario nella stessa azione di governo si capisce come il centrodestra si stia dilettando in discussioni inutili e fuorvianti».
Dimenticando gli interessi dei cittadini, fa rilevare l'esponente dell'Italia dei Valori, «quando si sposta l'attenzione dagli aspetti veramente importanti e cioè la definizione delle funzioni fondamentali e degli obblighi di questo servizio pubblico, la definizione dei criteri futuri per la determinazione delle tariffe che dovranno essere applicate e poi», conclude il senatore Mascitelli, «l'esatto perimetro di una corretta gestione concorrenziale tra pubblico e privato».
Le tesi che si contrappongono sulla riforma del Tpl, un settore che in Abruzzo assorbe risorse per 192 milioni (compreso il contratto con Trenitalia che è di circa 47 milioni di euro) sono soprattutto all'interno del centrodestra. La riforma del trasporto pubblico locale, approvata dalla giunta Chiodi e ferma da tempo in commissione, è stata sbloccata da un emendamento del Pd alla Finanziaria e ora è legge dell'Abruzzo. La riforma prevede la fusione dei servizi su gomma, cioè dei trasporti su strada di Arpa, Gtm e Sangritana (nella parte del servizio su strada, la Sangritana su ferro resterebbe autonoma) in un'azienda unica che insieme conterebbe quasi 1600 dipendenti, 830 autobus, un fatturato che supera i 100 milioni di euro.
La riforma dovrà essere completata nella fase progettuale entro sei mesi e poi approvata dal Consiglio regionale. La fusione dovrà preparare la società regionale ad affrontare con più forza contrattuale le gare che prima o poi il governo imporrà alle Regioni forte di una direttiva europea, recepita dall'Italia, che apre il mercato del trasporto locale a tutti gli operatori privati europei, cassando i monopoli pubblici come quello abruzzese.
Su questo progetto si sono distinte in particolare due voci dissonanti. Quella del senatore Paolo Tancredi, contrario alla fusione («creerebbe costi e inefficienze») e favorevole alla vendita delle aziende. Quella del collega di partito e di aula Fabrizio Di Stefano, contrario sia alla fusione che alla vendita («dobbiamo pensare prima alle gare e a disegnare i quattro bacini provinciali»).
Spiega Mascitelli: «A settembre 2010, in un convegno organizzato a Pescara dall'IdV sul Tpl, l'assessore Giandonato Morra aveva assicurato che a fine anno avrebbe portato all'approvazione una proposta di riforma. Oggi, a distanza di più di un anno, lo stesso assessore si sente soddisfatto dell'approvazione di un emendamento che recepisce i contenuti della sua proposta, assegnando altri sei mesi di tempo per la presentazione di un progetto di fusione delle tre società Arpa, Gtm e Sangritana, che dovrebbe essere preparato per giunta dagli stessi amministratori delle società interessate». Tempi troppo lunghi, secondo Mascitelli, rispetto a quello che sta accadendo in Europa e in Italia: «Ci sono tre dati di fatto importanti», spiega il senatore, «la cosiddetta Manovra Monti, nell'incrementare di 800 milioni il fondo del finanziamento del Tpl a disposizione delle regioni, fondo che era stato ridotto ad una misera quota di 400 milioni dal governo Berlusconi, rinvia a criteri premiali la ripartizione delle risorse tra le regioni, anche perché a decorrere dal 2013 il fondo sarà alimentato da una nuova compartecipazione derivante dall'accise sui carburanti, in sostanza nuove tasse per gli utenti. La conferenza Stato Regioni ha posto la riorganizzazione e la ristrutturazione dell'intero sistema del Tpl tra i sette punti prioritari da concordare con il governo Monti e questo avverrà entro febbraio. Se a questo poi si aggiunge che nelle proposte di riforma concorrenziale presentate al governo e al parlamento l'Antitrust pone la liberalizzazione di questo settore, con tutte le contrarietà dell'affidamento diretto in house, come un punto che dovrà essere prioritario nella stessa azione di governo si capisce come il centrodestra si stia dilettando in discussioni inutili e fuorvianti».
Dimenticando gli interessi dei cittadini, fa rilevare l'esponente dell'Italia dei Valori, «quando si sposta l'attenzione dagli aspetti veramente importanti e cioè la definizione delle funzioni fondamentali e degli obblighi di questo servizio pubblico, la definizione dei criteri futuri per la determinazione delle tariffe che dovranno essere applicate e poi», conclude il senatore Mascitelli, «l'esatto perimetro di una corretta gestione concorrenziale tra pubblico e privato».
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