Sviluppo Italia Abruzzo congelati i licenziamenti

Via libera della giunta regionale alla delibera che impegna Abruzzo Sviluppo a servirsi delle professionalità della società fino alla liquidazione

PESCARA. Si apre uno spiraglio sulla vertenza dei 17 lavoratori di Sviluppo Italia Abruzzo, la società nata per favorire l’economia locale mediante la gestione di tre incubatori a Mosciano Sant’Angelo, Avezzano e Sulmona, nei quali le imprese hanno a disposizione gli spazi per lo svolgimento e lo sviluppo della propria attività. Sabato scorso la giunta regionale ha approvato una delibera di indirizzo per Abruzzo Sviluppo, la società in house della regione che detiene il 100% di Sviluppo Italia Abruzzo, che la impegna a farsi carico del problema del personale di Sviluppo Italia oggi in fase di liquidazione. L’obiettivo è di salvaguardare le professionalità dei dipendenti «attraverso strumenti giuridici idonei e sostenibili finanziariamente». Nelle intenzioni della giunta il provvedimento dovrebbe dare qualche certezza in più ai dipendenti della società, almeno fino a quando verrà conclusa la fase di liquidazione. «La direttiva», spiega al Centro il presidente di Abruzzo Sviluppo Manuel De Monte, «fa sì che la nostra società mantenga, nelle dovute forme contrattuali, i rapporti in essere con Sviluppo Italia per quanto riguarda l’assistenza tecnica. E per quanto possibile si avvalga delle professionalità di Sviluppo Italia per ulteriori commesse che la Regione vorrà affidare ad Abruzzo Sviluppo». In base a questo orientamento, dovrebbero essere mantenuti in piedi tutti i contratti in essere. Attualmente dieci dipendenti di Sviluppo Italia sono già impegnati con Abruzzo Sviluppo per l’assistenza, quattro sono impegnati in altre attività e tre sono i custodi degli incubatori d’imprese. La delibera, spiega il direttore generale dell’ente Cristina Gerardis riporta la discussione sul futuro dei dipendenti su un piano di verità, perché «non è corretto parlare di licenziamenti e nemmeno descrivere la condotta della Regione come indifferente alle ragioni e aspettative di questi lavoratori». La società Sviluppo Italia Abruzzo, negli ultimi anni ha sempre svolto attività per conto di Sviluppo Italia prima e per Invitalia successivamente. In particolare svolgeva servizi di assistenza ai progetti presentati per gli incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego (Dlgs 185/2000).

Dopo la cessione delle società partecipate da Invitalia alle Regioni, disposta dal governo, Sviluppo Italia Abruzzo è passata sotto la Regione, che nel 2016 l’ha messa in liquidazione. La società, infatti, come risulta dagli ultimi bilanci, ha sempre avuto grosse difficoltà economico-finanziare e denuncia un indebitamento di 2,4 milioni di euro (vedi box). I 17 dipendenti di Sviluppo Italia accusano la Regione di aver sacrificato Sviluppo Italia Abruzzo per salvare Abruzzo Sviluppo e che la vendita dei beni immobili della società in liquidazione servirebbe a ripianare le perdite di Abruzzo Sviluppo (che però nell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2015, ha approvato un bilancio in utile di 9.926 euro ante imposte). In realtà, dice De Monte, «la vendita degli incubatori di Sviluppo Italia Abruzzo si rende necessaria e indispensabile per ripianare i cospicui debiti accumulati, sia di natura tributaria, sia verso fornitori tra i quali anche Invitalia e sia verso l’Inps». Dal canto loro i dipendenti hanno presentato un ricorso al tribunale dell'Aquila in cui si evidenzia «l'illegittimità della vendita del 2011», si chiede la retrocessione della partecipazione in Abruzzo sviluppo e si chiede di obbligare Invitalia a vendere la società alla Regione o ad altro ente, staccando il loro destino da quello di Abruzzo Sviluppo.