Teramo, detenuto morto in cella"Non è stato curato in tempo"
"Non l'hanno curato in tempo". Uzoma Emekaga, 32 anni, è morto per cause naturali che però dovevano essere curate molto prima. Il nigeriano, testimone oculare del pestaggio nel carcere di Castrogno, è morto nella sua cella per un'ernia celebrale in un soggetto debilitato da mesi per un tumore al cercello e, peraltro, già colpito da un infarto un paio di mesi fa di cui in carcere non si erano accorti
TERAMO. "Non l'hanno curato in tempo", così l'avvocato di Uzoma Emekaga ha spiegato perché è morto il testimone oculare del pestaggio nel carcere di Castrogno è morto. L'autopsia, svoltasi oggi pomeriggio, ha stabilito che il decesso è dovuto a un tumore al cervello. Quando il primo dei tre consulenti spiega che Uzoma Emekaga, 32 anni, è morto per cause naturali che però dovevano e potevano essere curate molto prima, scoppia la protesta tra i venti i nigeriani in attesa da ore davanti all'obitorio dell'ospedale di Teramo
Il nigeriano, testimone oculare del pestaggio nel carcere di Castrogno, è stato tenuto in cella come tutti gli altri detenuti. Venerdì scorso si è sentito male alle 8,30 ed è morto quattro ore più tardi in infermeria. La sua morte ha alimentato sospetti, perché avvenuta in una struttura nell'occhio del ciclone, sovraffollata per rinchiusi, sottodimensionata per numero di agenti e "bollata" dalla vicenda del "corvo" che ha diffuso la spiata sul pestaggio di settembre ai danni di un detenuto napoletano.
I medici hanno stabilito che Emeka è morto per un'ernia celebrale in un soggetto debilitato da mesi per un tumore al cercello e, peraltro, già colpito da un primo infarto un paio di mesi fa di cui in carcere non si erano accorti. L'avvocato nominato dalla convivente è durissimo: "Bastava sottoporlo ad una Tac, non è stato curato in tempo".
Il nigeriano, testimone oculare del pestaggio nel carcere di Castrogno, è stato tenuto in cella come tutti gli altri detenuti. Venerdì scorso si è sentito male alle 8,30 ed è morto quattro ore più tardi in infermeria. La sua morte ha alimentato sospetti, perché avvenuta in una struttura nell'occhio del ciclone, sovraffollata per rinchiusi, sottodimensionata per numero di agenti e "bollata" dalla vicenda del "corvo" che ha diffuso la spiata sul pestaggio di settembre ai danni di un detenuto napoletano.
I medici hanno stabilito che Emeka è morto per un'ernia celebrale in un soggetto debilitato da mesi per un tumore al cercello e, peraltro, già colpito da un primo infarto un paio di mesi fa di cui in carcere non si erano accorti. L'avvocato nominato dalla convivente è durissimo: "Bastava sottoporlo ad una Tac, non è stato curato in tempo".