Teramo-mare, i perché del crollo
Il consulente della procura: «Non sono state rispettate le normative»
TERAMO. La Teramo-mare è crollata perchè non è stata costruita seguendo le norme. Il consulente tecnico della procura mette un punto fermo nell’inchiesta penale aperta per capire perchè il 22 aprile scorso parte della carreggiata franò, ingoiata dalla piena del Tordino.
Da lunedì la perizia è sul tavolo del procuratore Gabriele Ferretti, che il giorno stesso del crollo aprì un fascicolo affidando le indagini alla polizia stradale. L’inchiesta porta anche la firma del magistrato di turno in quelle ore, il sostituto procuratore Roberta D’Avolio. Per ora non ci sono ancora ipotesi di reato e indagati, ma è evidente che la consulenza individua delle coordinate ben precise.
Il tecnico, un ingegnere di Forlì esperto di ponti e viadotti, ha esaminato tutta la documentazione acquisita dai magistrati, dai progetti alle varie perizie di variante fino alle autorizzazioni rilasciate.
Un lavoro complesso e accurato, con numerosi sopralluoghi fatti direttamente sul posto per rendersi conto di persona dei fatti. La sintesi è che quel tratto di superstrada poteva essere realizzato in un’area che si trova vicino al corso di un fiume, ma che proprio per questa particolarità i lavori dovevano essere fatti seguendo delle particolari normative che avrebbero potuto garantire una tenuta diversa in caso di esondazione del corso d’acqua. Da analizzare anche la questione relativa ai rilasci fatti dall’Enel sul Tordino: una notevole quantità d’acqua che quei giorni si è sommata alla pioggia caduta abbandondamente per molte ore. L’inchiesta su quella tragedia sfiorata, quel giorno una pattuglia della polizia stradale fermò il traffico appena in tempo, ora, dunque, potrebbe riservare clamorose novità.
Nel frattempo i lavori per ripristinare la strada inghiottita dal fiume non sono mai partiti e in quel tratto della superstrada, all’altezza di Sant’Atto, si procede a doppio senso di marcia sull’altra carreggiata, quella in direzione Teramo. L’Anas nei giorni scorsi ha comunicato che «l’intervento di somma urgenza ha riguardato il ripristino della viabilità a doppio senso, con una corsia per senso di marcia, mediante consolidamento della carreggiata nord. I lavori di completamento, che prevedono la ricostruzione della carreggiata sud, sono inseriti nel piano di appaltabilità 2009, con una copertura finanziaria di circa 1,2 milioni di euro. E’ stato richiesto un apposito parere idraulico al Genio Civile e nulla osta beni ambientali alla Regione Abruzzo. Ottenuti questi pareri si procederà all’appalto».
Da lunedì la perizia è sul tavolo del procuratore Gabriele Ferretti, che il giorno stesso del crollo aprì un fascicolo affidando le indagini alla polizia stradale. L’inchiesta porta anche la firma del magistrato di turno in quelle ore, il sostituto procuratore Roberta D’Avolio. Per ora non ci sono ancora ipotesi di reato e indagati, ma è evidente che la consulenza individua delle coordinate ben precise.
Il tecnico, un ingegnere di Forlì esperto di ponti e viadotti, ha esaminato tutta la documentazione acquisita dai magistrati, dai progetti alle varie perizie di variante fino alle autorizzazioni rilasciate.
Un lavoro complesso e accurato, con numerosi sopralluoghi fatti direttamente sul posto per rendersi conto di persona dei fatti. La sintesi è che quel tratto di superstrada poteva essere realizzato in un’area che si trova vicino al corso di un fiume, ma che proprio per questa particolarità i lavori dovevano essere fatti seguendo delle particolari normative che avrebbero potuto garantire una tenuta diversa in caso di esondazione del corso d’acqua. Da analizzare anche la questione relativa ai rilasci fatti dall’Enel sul Tordino: una notevole quantità d’acqua che quei giorni si è sommata alla pioggia caduta abbandondamente per molte ore. L’inchiesta su quella tragedia sfiorata, quel giorno una pattuglia della polizia stradale fermò il traffico appena in tempo, ora, dunque, potrebbe riservare clamorose novità.
Nel frattempo i lavori per ripristinare la strada inghiottita dal fiume non sono mai partiti e in quel tratto della superstrada, all’altezza di Sant’Atto, si procede a doppio senso di marcia sull’altra carreggiata, quella in direzione Teramo. L’Anas nei giorni scorsi ha comunicato che «l’intervento di somma urgenza ha riguardato il ripristino della viabilità a doppio senso, con una corsia per senso di marcia, mediante consolidamento della carreggiata nord. I lavori di completamento, che prevedono la ricostruzione della carreggiata sud, sono inseriti nel piano di appaltabilità 2009, con una copertura finanziaria di circa 1,2 milioni di euro. E’ stato richiesto un apposito parere idraulico al Genio Civile e nulla osta beni ambientali alla Regione Abruzzo. Ottenuti questi pareri si procederà all’appalto».