Teramo, niente bermuda e minigonne in tribunale
Cartello del presidente all'ingresso del palazzo: «Non si viene in abiti succinti»
TERAMO. Niente bermuda, ciabatte e abiti succinti in tribunale. Lo ha deciso il presidente Giovanni Spinosa che ieri mattina ha fatto affiggere tanto di cartello all'ingresso di palazzo di giustizia e sulle scale. «Si rappresenta agli operatori di giustizia e all'utenza», è scritto nel cartello, «che il tribunale è un luogo istituzionale e per questa ragione è inibito l'accesso a persone in pantaloncini corti, bermuda, ciabatte, abiti succinti o comunque contrari al decoro». Sarà l'usciere di turno a far rispettare, di volta in volta, la nuova disposizione.
Non sono previste sanzioni, ma è certo che chi si presenta all'ingresso in pantaloncini corti resterà fuori del palazzo di giustizia. Ed è probabile che la stessa disposizione valga anche per le sezioni distaccate di Giulianova e Atri.
IL PRESIDENTE. «Ho visto cose che mi hanno lasciato perplesso», dice Spinosa, «non pensavo che fosse necessario un provvedimento di questo genere, perchè tutto dovrebbe partire dalla sensibilità di ognuno. Questo è un luogo istituzionale e non si viene in pantaloncini corti e in ciabatte da mare. Il tribunale non è uno stabilimento balneare. Io tutti i giorni sono nel mio ufficio o in aula, quindi non giro per il palazzo. Ma sono stupito del fatto che nessuno mi abbia segnalato che c'era gente che entrava in tribunale in pantaloncini corti. Ribadisco che questo è un luogo istituzionale. Certo la mia disposizione va interpretata con intelligenza ed elasticità».
E qualche giorno fa, nel corso di una udienza collegiale, è stato lo stesso Spinosa a far uscire dall'aula di giustizia un uomo che indossava delle bermuda e che, in qualità di imputato, stava assistendo al processo.
LE REAZIONI. Il cartello comparso ieri mattina all'ingresso del tribunale ha sollevato molti consensi e solo qualche mugugno tra il dipendenti, in particolare quelli i cui uffici non sono muniti di condizionatori. «Nessuno di noi si è mai presentato in abiti succinti», dice una dipendente, «ma è evidente che quando le temperature salgono indossiamo magliette senza maniche o vestiti con le bretelline. In qualche modo dobbiamo pur combattere l'afa, visto che i nostri uffici sono caldissimi perchè senza condizionatori». Il provvedimento ha riscosso consensi tra gli avvocati. «Sono perfettamente d'accordo», dice l'avvocato Libera D'Amelio, «in tribunale si viene vestiti in maniera decorosa, sia dentro che fuori le aule di giustizia. E' un luogo istituzionale e quindi bisogna avere un abbigliamento consono». D'accordo anche l'avvocato Monica Passamonti. «Chi entra in un palazzo di giustizia», dice, «deve portare rispetto per l'attività che in esso si svolge». Per l'avvocato Gabriele Rapali: «Astrattamente è condivisile, il problema è che oggi la definizione della morale pubblica è opinabile».
ORDINE DEGLI AVVOCATI. Anche il presidente dell'Ordine degli avvocati Divinangelo D'Alesio interviene sul provvedimento del presidente Spinosa. «Sono d'accordo sul fatto che il decoro debba essere salvaguardato», dice, «ma aggiungerei anche il buon gusto e il rispetto degli altri. Noi avvocati sappiamo che la forma è anche sostanza e siamo quelli che nell'esercizio della loro funzione indossano la toga ed ormai siamo gli ultimi ad indossare perennemente e in qualsiasi istituzione la cravatta. Bisogna purtroppo prendere atto che il disagio in tal senso è diffuso, come dimostra anche il recente provvedimento del professor Vincenzo Rofi, preside del liceo classico di Teramo (il preside ha vietato ai ragazzi di entrare in classe in bermuda (ndr). Con amarezza, però, debbo constatare che il decoro e il rispetto debbano essere imposti con dei provvedimenti».
Non sono previste sanzioni, ma è certo che chi si presenta all'ingresso in pantaloncini corti resterà fuori del palazzo di giustizia. Ed è probabile che la stessa disposizione valga anche per le sezioni distaccate di Giulianova e Atri.
IL PRESIDENTE. «Ho visto cose che mi hanno lasciato perplesso», dice Spinosa, «non pensavo che fosse necessario un provvedimento di questo genere, perchè tutto dovrebbe partire dalla sensibilità di ognuno. Questo è un luogo istituzionale e non si viene in pantaloncini corti e in ciabatte da mare. Il tribunale non è uno stabilimento balneare. Io tutti i giorni sono nel mio ufficio o in aula, quindi non giro per il palazzo. Ma sono stupito del fatto che nessuno mi abbia segnalato che c'era gente che entrava in tribunale in pantaloncini corti. Ribadisco che questo è un luogo istituzionale. Certo la mia disposizione va interpretata con intelligenza ed elasticità».
E qualche giorno fa, nel corso di una udienza collegiale, è stato lo stesso Spinosa a far uscire dall'aula di giustizia un uomo che indossava delle bermuda e che, in qualità di imputato, stava assistendo al processo.
LE REAZIONI. Il cartello comparso ieri mattina all'ingresso del tribunale ha sollevato molti consensi e solo qualche mugugno tra il dipendenti, in particolare quelli i cui uffici non sono muniti di condizionatori. «Nessuno di noi si è mai presentato in abiti succinti», dice una dipendente, «ma è evidente che quando le temperature salgono indossiamo magliette senza maniche o vestiti con le bretelline. In qualche modo dobbiamo pur combattere l'afa, visto che i nostri uffici sono caldissimi perchè senza condizionatori». Il provvedimento ha riscosso consensi tra gli avvocati. «Sono perfettamente d'accordo», dice l'avvocato Libera D'Amelio, «in tribunale si viene vestiti in maniera decorosa, sia dentro che fuori le aule di giustizia. E' un luogo istituzionale e quindi bisogna avere un abbigliamento consono». D'accordo anche l'avvocato Monica Passamonti. «Chi entra in un palazzo di giustizia», dice, «deve portare rispetto per l'attività che in esso si svolge». Per l'avvocato Gabriele Rapali: «Astrattamente è condivisile, il problema è che oggi la definizione della morale pubblica è opinabile».
ORDINE DEGLI AVVOCATI. Anche il presidente dell'Ordine degli avvocati Divinangelo D'Alesio interviene sul provvedimento del presidente Spinosa. «Sono d'accordo sul fatto che il decoro debba essere salvaguardato», dice, «ma aggiungerei anche il buon gusto e il rispetto degli altri. Noi avvocati sappiamo che la forma è anche sostanza e siamo quelli che nell'esercizio della loro funzione indossano la toga ed ormai siamo gli ultimi ad indossare perennemente e in qualsiasi istituzione la cravatta. Bisogna purtroppo prendere atto che il disagio in tal senso è diffuso, come dimostra anche il recente provvedimento del professor Vincenzo Rofi, preside del liceo classico di Teramo (il preside ha vietato ai ragazzi di entrare in classe in bermuda (ndr). Con amarezza, però, debbo constatare che il decoro e il rispetto debbano essere imposti con dei provvedimenti».