Tortoreto, scopre in Comune che il marito è bigamo
Lei di Giulianova, lui di Campli: avrebbe falsificato anche il divorzio mai avvenuto
GIULIANOVA. Va all’ufficio anagrafe e scopre che il marito è bigamo: ha sposato un’altra donna senza divorziare dalla moglie. Lui di Campli, lei di Giulianova, ora decisa a far condannare quello che ormai è il suo ex marito. Divorziata senza esserne a conoscenza. Questo è quanto capitato a una donna di Giulianova, che ha fatto la scoperta per caso.
La donna, andata in Comune agli uffici dello stato civile, ha trovato l’incredibile sorpresa di essere divorziata dando uno sguardo al proprio stato di famiglia. È rimasta letteralmente allibita, non credeva ai propri occhi. Ha chiesto al funzionario addetto al servizio se ci fossero stati per caso degli errori di inserimento dei dati o se si trattasse di un caso di omonimia. Effettuato subito il controllo, la risposta è stata negativa.
La donna, unitasi in matrimonio anni fa con l’uomo di Campli, separata da lui consensualmente e non per la via giudiziale, si è rivolta immediatamente all’autorità giudiziaria, interessando la Procura della Repubblica di Teramo. Sono state avviate immediatamente delle indagini che avrebbero portato ad accertare il reato di bigamia. Infatti, all’insaputa della ex moglie, l’uomo avrebbe falsificato le carte producendo un certificato di divorzio fasullo. Questo documento avrebbe consentito al camplese non solo di annullare il primo matrimonio, ma addirittura di contrarne un altro con una giovane straniera.
La Procura però sta cercando di risalire alla fonte e di appurare come sia stato possibile inserire nel file dell’anagrafe un dato completamente falsificato.
Anche l’avvocato che difende le ragioni della signora di Giulianova ha chiesto la verifica puntuale di fatti e circostanze al fine di tutelare i diritti dell’assistita che, secondo la certificazione ottenuta dal Comune di Giulianova, avrebbe perso non soltanto lo “status” di moglie, ma addirittura l’assegno mensile di mantenimento.
L’uomo è ora indagato per il reato di bigamia, ma anche di falsificazione di atti pubblici e di induzione all’errore. La bigamia, in diritto, è il delitto previsto e disciplinato dall’articolo 556 del codice penale, che così recita: «Chiunque, legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è aumentata se il colpevole ha indotto in errore la persona, con la quale ha contratto matrimonio, sulla libertà dello stato proprio o di lei».
La donna, andata in Comune agli uffici dello stato civile, ha trovato l’incredibile sorpresa di essere divorziata dando uno sguardo al proprio stato di famiglia. È rimasta letteralmente allibita, non credeva ai propri occhi. Ha chiesto al funzionario addetto al servizio se ci fossero stati per caso degli errori di inserimento dei dati o se si trattasse di un caso di omonimia. Effettuato subito il controllo, la risposta è stata negativa.
La donna, unitasi in matrimonio anni fa con l’uomo di Campli, separata da lui consensualmente e non per la via giudiziale, si è rivolta immediatamente all’autorità giudiziaria, interessando la Procura della Repubblica di Teramo. Sono state avviate immediatamente delle indagini che avrebbero portato ad accertare il reato di bigamia. Infatti, all’insaputa della ex moglie, l’uomo avrebbe falsificato le carte producendo un certificato di divorzio fasullo. Questo documento avrebbe consentito al camplese non solo di annullare il primo matrimonio, ma addirittura di contrarne un altro con una giovane straniera.
La Procura però sta cercando di risalire alla fonte e di appurare come sia stato possibile inserire nel file dell’anagrafe un dato completamente falsificato.
Anche l’avvocato che difende le ragioni della signora di Giulianova ha chiesto la verifica puntuale di fatti e circostanze al fine di tutelare i diritti dell’assistita che, secondo la certificazione ottenuta dal Comune di Giulianova, avrebbe perso non soltanto lo “status” di moglie, ma addirittura l’assegno mensile di mantenimento.
L’uomo è ora indagato per il reato di bigamia, ma anche di falsificazione di atti pubblici e di induzione all’errore. La bigamia, in diritto, è il delitto previsto e disciplinato dall’articolo 556 del codice penale, che così recita: «Chiunque, legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è aumentata se il colpevole ha indotto in errore la persona, con la quale ha contratto matrimonio, sulla libertà dello stato proprio o di lei».