Trenitalia-Regione, il contratto non va
Clausole discriminanti e sanzioni basse. Contropiano del Pd: «Passeggeri vessati»
PESCARA. Il paradosso è che se Trenitalia decidesse di togliere all'Abruzzo un certo numero di treni, comunque inferiore alla già corposa cifra di 400 convogli, la Regione deve pagare l'azienda ferroviaria proprio come se le stesse facendo un favore a creare un disservizio.
Un altro paradosso è che mentre la Regione Marche prevede sanzioni nel momento in cui Trenitalia non garantisce qualità e quantità di servizi, in Abruzzo ciò non esiste. Il problema è nel contratto di servizio stipulato a gennaio con l'azienda ferroviaria e che ha validità retroattiva, dal 2009 fino al 2014. Un contratto che il gruppo regionale del Pd mette all'indice poiché lo definisce «diseconomico» e «vessatorio» per i cittadini abruzzesi e contro il quale presenta un progetto di legge che impegna i soggetti gestori dei servizi ferroviari (come appunto Trenitalia) a puntare sulla qualità. Allo stesso tempo il progetto è volto a ridurre le sanzioni nei confronti dei viaggiatori.
Già, perché, ultimo e non ultimo dei paradossi, in Abruzzo se un passeggero viene trovato sprovvisto del biglietto (per vari motivi, come ad esempio il mancato funzionamento delle biglietterie automatiche nelle stazioni) viene multato sino a 200 euro, mentre nelle Marche viene pagata solo una maggiorazione di 5 euro. Di più: nel primo caso i soldi vengono incassati da Trenitalia, mentre nel secondo, ossia nelle Marche, dalla Regione.
Per il capogruppo pd Camillo D'Alessandro, il contratto «grida vendetta», anche per quel che riguarda gli investimenti: «In Abruzzo il contratto prevede investimenti per 32 milioni di euro, di cui la Regione deve farsi carico al 50%, mentre nelle Marche Trenitalia investe 100 milioni di euro che sono quasi interamente a suo carico». Il gruppo del Pd chiede che la giunta si assuma le responsabilità. Questo perché gli risulta che lo schema della delibera sul contratto, che sarebbe stata firmata da una dirigente dell'assesorato ai Trasporti, sarebbe stata fatta passare proprio dalla giunta del governatore Chiodi senza che effettuasse alcuna modifica. «Ci troviamo davanti ad una svendita e vogliamo capire perché», aggiunge D'Alessandro, «Chiodi ha perso un'altra occasione per farsi valere a Roma». Claudio Ruffini, anche lui consigliere, sottolinea le conseguenze a livello occupazionale: «In vent'anni Trenitalia ha mandato in Abruzzo ben dodici dirigenti, ce ne fosse stato uno abruzzese o che è rimasto per più di un anno e mezzo».
L'alternativa a Trenitalia per Ruffini si chiama Sangritana, la società regionale dei trasporti ferroviari che ha sede a Lanciano. «Potremmo così spendere di meno e ottenere servizi migliori», afferma appoggiato in questa proposta anche da Katia Manfrè. Il passaggio sarebbe agevolato dal fatto che non ci sarebbe bisogno neanche di fare una gara d'appalto essendo la Sangritana un ente strumentale della Regione stessa. Ma per farlo bisogna fare in fretta: l'assessorato ha annunciato che a fine mese porterà la proposta di riforma sui trasporti in consiglio regionale.
Un altro paradosso è che mentre la Regione Marche prevede sanzioni nel momento in cui Trenitalia non garantisce qualità e quantità di servizi, in Abruzzo ciò non esiste. Il problema è nel contratto di servizio stipulato a gennaio con l'azienda ferroviaria e che ha validità retroattiva, dal 2009 fino al 2014. Un contratto che il gruppo regionale del Pd mette all'indice poiché lo definisce «diseconomico» e «vessatorio» per i cittadini abruzzesi e contro il quale presenta un progetto di legge che impegna i soggetti gestori dei servizi ferroviari (come appunto Trenitalia) a puntare sulla qualità. Allo stesso tempo il progetto è volto a ridurre le sanzioni nei confronti dei viaggiatori.
Già, perché, ultimo e non ultimo dei paradossi, in Abruzzo se un passeggero viene trovato sprovvisto del biglietto (per vari motivi, come ad esempio il mancato funzionamento delle biglietterie automatiche nelle stazioni) viene multato sino a 200 euro, mentre nelle Marche viene pagata solo una maggiorazione di 5 euro. Di più: nel primo caso i soldi vengono incassati da Trenitalia, mentre nel secondo, ossia nelle Marche, dalla Regione.
Per il capogruppo pd Camillo D'Alessandro, il contratto «grida vendetta», anche per quel che riguarda gli investimenti: «In Abruzzo il contratto prevede investimenti per 32 milioni di euro, di cui la Regione deve farsi carico al 50%, mentre nelle Marche Trenitalia investe 100 milioni di euro che sono quasi interamente a suo carico». Il gruppo del Pd chiede che la giunta si assuma le responsabilità. Questo perché gli risulta che lo schema della delibera sul contratto, che sarebbe stata firmata da una dirigente dell'assesorato ai Trasporti, sarebbe stata fatta passare proprio dalla giunta del governatore Chiodi senza che effettuasse alcuna modifica. «Ci troviamo davanti ad una svendita e vogliamo capire perché», aggiunge D'Alessandro, «Chiodi ha perso un'altra occasione per farsi valere a Roma». Claudio Ruffini, anche lui consigliere, sottolinea le conseguenze a livello occupazionale: «In vent'anni Trenitalia ha mandato in Abruzzo ben dodici dirigenti, ce ne fosse stato uno abruzzese o che è rimasto per più di un anno e mezzo».
L'alternativa a Trenitalia per Ruffini si chiama Sangritana, la società regionale dei trasporti ferroviari che ha sede a Lanciano. «Potremmo così spendere di meno e ottenere servizi migliori», afferma appoggiato in questa proposta anche da Katia Manfrè. Il passaggio sarebbe agevolato dal fatto che non ci sarebbe bisogno neanche di fare una gara d'appalto essendo la Sangritana un ente strumentale della Regione stessa. Ma per farlo bisogna fare in fretta: l'assessorato ha annunciato che a fine mese porterà la proposta di riforma sui trasporti in consiglio regionale.
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