Truffa da 10 milioni di euro arrestato l'ex promotore Lorenzo Florindi
Per l’accusa Florindi avrebbe raggirato oltre cento persone, residenti in gran parte in provincia di Pescara, ricevendo ingenti somme di denaro in cambio della promessa di investimenti sicuri
PESCARA. Dieci milioni di euro andati in fumo, inghiottiti dal meccanismo di una truffa che si fondava su un unico perno: l’affidabilità dell’ex promotore finanziario Lorenzo Florindi, 40 anni, di Pescara, finito in carcere ieri al termine di oltre un anno di indagini. Per l’accusa, negli anni che vanno dal 2004 al 2008, Florindi avrebbe raggirato oltre cento persone, residenti in gran parte in provincia di Pescara, ricevendo da ognuno di loro somme che vanno da poche migliaia di euro fino a sfiorare il milione di euro in cambio della promessa di investimenti sicuri con interessi garantiti del 10-15 per cento. Di questo denaro, appena il 10 per cento, secondo le stime degli investigatori, sarebbe stato restituito. Il resto è scomparso.
IL TESORO SPARITO Sono svaniti almeno 9 milioni di euro, un tesoro che rappresenta non solo i risparmi di decine di vittime, ma anche mutui e finanziamenti accesi inseguendo il miraggio di rendite favolose. Alle prime ore di ieri, gli agenti della guardia di finanza coordinati dal comandante provinciale Maurizio Favia hanno notificato a Lorenzo Florindi l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip Maria Michela Di Fine su richiesta del sostituto procuratore Anna Rita Mantini, che ha coordinato le indagini. L’ex promotore finanziario è stato rintracciato in una abitazione di via delle Fornaci, dove era ospite di un amico. L’uomo è accusato di truffa, frode informatica, appropriazione indebita, rottura dei sigilli e abusivismo finanziario.
«UNA BANCA ABUSIVA» Secondo la procura, avrebbe messo in piedi una attività di raccolta del risparmio, agendo in modo abusivo come una banca, anche mediante l’appropriazione indebita dei codici di accesso al sistema informatico di Banca Mediolanum, a cui Florindi, all’epoca dei presunti illeciti, era legato da contratto di agenzia senza esclusiva e senza rappresentanza, con uffici in viale Bovio. Con lui, altre otto persone sono indagate per reati che vanno dalla truffa all’appropriazione indebita: cinque tra i più stretti familiari, compresa la moglie Francesca Consorte, e tre collaboratori i quali, dice l’accusa, avrebbero conosciuto e sostenuto la presunta attività illecita. Il sistema ideato da Florindi è stato ricostruito, denuncia dopo denuncia, dai militari del nucleo di polizia tributaria del tenente colonnello Mauro Odorisio.
L’INIZIO DELLE INDAGINI. A far scattare le indagini, nel febbraio di un anno fa, è l’esposto (il primo di una serie) presentato da Banca Mediolanum dopo la segnalazione di un investitore che, dopo aver sottoscritto un contratto da 150 mila euro, ha scoperto che il suo nome non risulta in realtà tra quelli dei clienti Mediolanum. Gli uomini del gruppo tutela economica della finanza, guidati dal maggiore Catello Esposito, cominciano a indagare e con il passare dei mesi raccolgono 105 denunce. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Florindi si sarebbe fatto consegnare dai clienti grosse somme di denaro attraverso il versamento in contanti o di assegni intestati a beneficiari diversi da Banca Mediolanum: queste operazioni sarebbero avvenute nella maggior parte dei casi senza la sottoscrizione di contratto e senza la consegna di alcuna ricevuta. Altre volte, invece, Florindi avrebbe fatto sottoscrivere moduli di Mediolanum che, però, non sarebbero mai stati trasmessi all’istituto centrale. A garantire le somme, erano titoli di credito che Florindi avrebbe intestato a familiari o ai collaboratori, i quali a loro volta risultavano anche essere i beneficiari dei titoli consegnati dagli investitori, in un modo che il gip Di Fine definisce «spesso irragionevole».
FIDUCIA «IRRAGIONEVOLE» Ma perché tanta fiducia? Perché inizialmente il promotore avrebbe restituito, come anticipo degli interessi, parte delle stesse somme o del denaro fornito da altri, creando attese nelle vittime e alimentando il giro dei clienti (oltre 600 le persone nel suo portafoglio). Florindi, per l’accusa, avrebbe anche simulato la vendita di due immobili di famiglia (valore di 1,4 milioni) per sottrarre i beni a eventuali provvedimenti cautelari.
IL TESORO SPARITO Sono svaniti almeno 9 milioni di euro, un tesoro che rappresenta non solo i risparmi di decine di vittime, ma anche mutui e finanziamenti accesi inseguendo il miraggio di rendite favolose. Alle prime ore di ieri, gli agenti della guardia di finanza coordinati dal comandante provinciale Maurizio Favia hanno notificato a Lorenzo Florindi l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip Maria Michela Di Fine su richiesta del sostituto procuratore Anna Rita Mantini, che ha coordinato le indagini. L’ex promotore finanziario è stato rintracciato in una abitazione di via delle Fornaci, dove era ospite di un amico. L’uomo è accusato di truffa, frode informatica, appropriazione indebita, rottura dei sigilli e abusivismo finanziario.
«UNA BANCA ABUSIVA» Secondo la procura, avrebbe messo in piedi una attività di raccolta del risparmio, agendo in modo abusivo come una banca, anche mediante l’appropriazione indebita dei codici di accesso al sistema informatico di Banca Mediolanum, a cui Florindi, all’epoca dei presunti illeciti, era legato da contratto di agenzia senza esclusiva e senza rappresentanza, con uffici in viale Bovio. Con lui, altre otto persone sono indagate per reati che vanno dalla truffa all’appropriazione indebita: cinque tra i più stretti familiari, compresa la moglie Francesca Consorte, e tre collaboratori i quali, dice l’accusa, avrebbero conosciuto e sostenuto la presunta attività illecita. Il sistema ideato da Florindi è stato ricostruito, denuncia dopo denuncia, dai militari del nucleo di polizia tributaria del tenente colonnello Mauro Odorisio.
L’INIZIO DELLE INDAGINI. A far scattare le indagini, nel febbraio di un anno fa, è l’esposto (il primo di una serie) presentato da Banca Mediolanum dopo la segnalazione di un investitore che, dopo aver sottoscritto un contratto da 150 mila euro, ha scoperto che il suo nome non risulta in realtà tra quelli dei clienti Mediolanum. Gli uomini del gruppo tutela economica della finanza, guidati dal maggiore Catello Esposito, cominciano a indagare e con il passare dei mesi raccolgono 105 denunce. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Florindi si sarebbe fatto consegnare dai clienti grosse somme di denaro attraverso il versamento in contanti o di assegni intestati a beneficiari diversi da Banca Mediolanum: queste operazioni sarebbero avvenute nella maggior parte dei casi senza la sottoscrizione di contratto e senza la consegna di alcuna ricevuta. Altre volte, invece, Florindi avrebbe fatto sottoscrivere moduli di Mediolanum che, però, non sarebbero mai stati trasmessi all’istituto centrale. A garantire le somme, erano titoli di credito che Florindi avrebbe intestato a familiari o ai collaboratori, i quali a loro volta risultavano anche essere i beneficiari dei titoli consegnati dagli investitori, in un modo che il gip Di Fine definisce «spesso irragionevole».
FIDUCIA «IRRAGIONEVOLE» Ma perché tanta fiducia? Perché inizialmente il promotore avrebbe restituito, come anticipo degli interessi, parte delle stesse somme o del denaro fornito da altri, creando attese nelle vittime e alimentando il giro dei clienti (oltre 600 le persone nel suo portafoglio). Florindi, per l’accusa, avrebbe anche simulato la vendita di due immobili di famiglia (valore di 1,4 milioni) per sottrarre i beni a eventuali provvedimenti cautelari.