Truffa Parioli, Carispaq nel mirino

Le accuse del Pm: «Operazioni sospette non segnalate a Bankitalia»

 L'AQUILA. Anche la Carispaq è sfiorata dai sospetti nell'ambito dell'inchiesta sulla mega truffa da 170 milioni di euro ai danni di vip, aristocratici e professionisti, truffa nota come quella del "Madoff dei Parioli". Nel mirino dei magistrati romani ci sono anche istituti di credito e la stessa Bankitalia. Alla Carispaq sono contestate proprio omesse segnalazioni a Bankitalia.  Il pm Luca Tescaroli, sollecitato dallo stesso Gianfranco Lande «il Madoff dei Parioli» (il quale negli interrogatori ha rivendicato che i fondi da lui gestiti erano sottoposti al controllo degli organi di vigilanza) vuole sapere per quale motivo, a fronte della movimentazione di ingenti somme di danaro, non ci siano state segnalazioni a Bankitalia da parte del mondo bancario come previsto dalle norme antiriciclaggio. L'inchiesta giudiziaria, dopo la svolta del 24 marzo scorso con gli arresti di cinque persone, dovrà approfondire adesso il ruolo che hanno avuto le banche, compresa la Carispaq, ma anche quello della stessa Bankitalia (istituto deputato a verificare il rispetto delle norme antiriciclaggio).  Nel fascicolo processuale è già finita una memoria di Bankitalia in cui viene dato un giudizio negativo sull'operato di Carispaq.  Relativamente alla Carispaq infatti sono al vaglio oltre dieci anni di operazioni per quasi cinquecento milioni tra il 2006 e il 2008. Stando a una informativa delle Fiamme gialle, la Carispaq per legge avrebbe dovuto segnalare tale enorme movimentazione alla Uif, Unità di informazione finanziaria di Bankitalia che vigila contro il riciclaggio. Ma di quelle segnalazioni, in Bankitalia, non vi sarebbe traccia: motivo che induce gli investigatori a ipotizzare che la banca sapesse e volesse coprire gli affari della «gang dei Parioli».  La stessa Banca d'Italia era intervenuta nei giorni scorsi per rivendicare la bontà del proprio operato rispetto alla vicenda Parioli.  Intanto, alla luce degli sviluppi delle indagini, sembra profilarsi a breve un nuovo interrogatorio per Lande, detenuto a Regina Coeli dal 24 marzo scorso, mentre si terranno quasi certamente in settimana quelli di Raffaella Raspi, compagna del cosiddetto «Madoff dei Parioli», e del fratello Andrea.  In attesa che il tribunale del riesame depositi le motivazioni sul rigetto delle richieste di scarcerazione dei cinque arrestati, oltre a Lande e ai due Raspi anche Roberto Torregiani e Gian Piero Castellacci De Villanova, proseguono gli accertamenti per dare un nome al gruppo di investitori, una dozzina, indicati in una lista di 500 clienti con dei numeri di conto corrente, al posto delle generalità. Il sospetto degli inquirenti è che dietro la copertura dell'investimento possano celarsi tentativi di riciclaggio del danaro o di evasione fiscale.  Dalla Carispaq all'Aquila e dalla società madre la Bper (Banca Popolare Emilia Romagna) ieri nessuna dichiarazione ufficiale. Trapela solo che i vertici dell'istituto di credito sono convinti di aver operato in modo lecito e c'è l'intenzione di chiarire tutto e prima possibile nelle sedi opportune. Cioè dai magistrati.

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