«Tutti ci deridevano, ora vogliamo a casa i riciclati»
È fresco il ricordo delle prime riunioni carbonare, nel gelo dei maggiorenti Ora si tolgono i sassolini dalle scarpe: «E pensare che ci dicevano: ti bruci...»
PESCARA. Ora è tutto un mettersi avanti. Tutto un esercizio di memoria per dire che il renzismo era in effetti già presente, anche se la lingua batteva su Bersani. Tutto un dire che il partito aveva bisogno di una scossa. Però quando nel 2010 un pugno di giovani e giovanissimi dirigenti, sindaci e amministratori locali abruzzesi tornarono dalla prima Leopolda con l’idea che il sindaco di Firenze poteva essere la carta buona per ridare speranza al partito e al paese, furono presi a «pernacchie» come dice oggi Giacomo Cuzzi, coordinatore di circolo a Pescara. È stato lui a fondare il primo comitato cittadino pro Renzi. Si chiamavano ancora “rottamatori” e il partito non gradiva. «Abbiamo aderito a una proposta che ci sembrava di valore. Ma allora c’erano pochi valorosi e pochissimi coraggiosi. Oggi vedo invece molti gattopardi. Però Renzi ha detto chiaramente che si giocherà sullo stesso campo ma che i giocatori dovranno cambiare. Non ci sarà posto per i gattopardi della politica, anche qui in Abruzzo. Chi ha fallito va a casa».
Alexandra Coppola, ricorda la campagna delle primarie per le politiche di febbraio «una campagna da “Libro Cuore”: giravo per i paesi da sola raccogliendo firme per la candidatura. Mi dicevano “sei pazza”. Noi abbiamo creduto in questo progetto fin dal primo giorno. Avevamo capito che la gente è stanca della solita politica. Abbiamo lavorato in condizioni impossibili, con i telefoni, senza scrivanie e segreterie a disposizione, soffrendo il freddo e la derisione di chi ora si professa renziano. Ma va bene così...» E mancava pure l’agibilità politica, dice Luigi Di Marco, responsabile Giovani Democratici, «ci accusavano di qualsiasi cosa: che avremmo distrutto il Pd e la sinistra, che avremmo fatto un regalo al centrodestra e che Renzi si sarebbe alleato con Berlusconi. In queste condizioni non avevamo neanche i luoghi dove riunirci. Ricordo una riunione a Chieti in una palestra con Marzoli. Ma anche un incontro ad Alanno con la Saccardi, vicesindaco di Firenze, e con molti sindaci abruzzesi di piccoli comuni. Erano quelli che avevano capito più di altri da che parte stava Renzi. Con loro, con l’ex sindaco di Alanno Elisio Cocco, iniziammo questa avventura». L’idea che si sarebbe potuto vincere è venuta a Di Marco il 1° ottobre dello scorso anno, quando (a loro spese) invitarono Renzi e Pescara, al Cinema Massimo: «Mi ricordo che c’era un diluvio universale ma al Massimo portammo 800 persone. Lì ho capito che Renzi era un fenomeno che andava ben oltre il Pd e che con lui la sinistra poteva andare oltre il 33% storico. Non tutti l’avevano capito. Se posso rimproverare una cosa al mio gruppo dirigente è di avere scelto la sicurezza al mettersi in gioco. Oggi quel risultato così inatteso ci riempie felicità. E da domani siamo chiamati a scardinare un pezzo di sistema abruzzese che si è nascosto anche, per alcuni versi, dietro il fenomeno Renzi. Ce lo chiedevano ai seggi: per favore vogliamo vedere il cambiamento, questa è l’ultima volta».
«Guarda che con Renzi ti bruci», dicevano ad Alessandro Marzoli, consigliere comunale a Chieti, «ma la mia è stata una scelta di cuore e di libertà». Dopo la Leopolda Marzoli se ne andò in America come volontario per la campagna elettorale di Obama: « Ero in California, mi telefonò la segretario di Renzi Maria Novella chiedendomi di presentare il libro di Matteo a Verona. Io dovevo rimanere fino a novembre, tornai subito e iniziai una campagna per le primarie durata un anno intero. La giornata di ieri è stata bellissima. Il difficile viene adesso, perché dobbiamo trasformare i territori, con una classe dirigente giovane nelle idee, senza fare a meno di nessuno». Per il momento il Pd ha fatto a meno di Antonio Iannamorelli, che si è dimesso dal partito dopo le primarie per il sindaco di Sulmona: «Per Renzi c’ho rimesso l’osso del collo. Il partito mi ha fatto la guerra». Ora è un comune cittadino, spera che Renzi (di cui è stato compagno di militanza nei giovani Popolari) cambi le cose. In Abruzzo teme «operazioni di riciclaggio politico», ma ha fiducia più nell’antirenziano «coerente» come Giovanni Legnini o Giovanni D’Amico, che in chi ha dichiarato all’ultimo momento «sto con Renzi».
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