Udc: i dieci comandamenti della politica

Di Giuseppantonio: vogliamo ricostruire il ponte tra i cittadini e gli amministratori

PESCARA. Costruire una base vera per un cambio di rotta della politica, facendole recuperare il suo primato vero con uno slancio ideale e una certezza di valori che aumenti il tasso di eticità dei politici e faccia recuperare la credibilità. Va in questa direzione il decalogo del buon amministratore presentato ieri a Pescara dal coordinatore regionale dell'Udc, Enrico Di Giuseppantonio.

Il presidente della Provincia di Chieti era in compagnia dei segretari provinciali e del consigliere regionale dell'Udc, Antonio Menna. Le dieci regole proposte dall'Udc puntano a ricongiungere il ponte tra i cittadini e gli amministratori, vogliono essere un richiamo alla buona politica scevra da personalismi, da interessi privati e da mere logiche partitiche.

Il decalogo, proposto dalla direzione regionale del partito e approvato dagli iscritti, verrà firmato da tutti i sindaci, consiglieri e assessori dell'Udc presenti nelle varie amministrazioni regionali, ma anche dai candidati alle imminenti elezioni. Chi non sottoscriverà il decalogo sarà escluso dal partito.

Obiettivi del decalogo sono il rispetto dei principi costituzionali, l'imparzialità e il buon andamento dell'amministrazione pubblica.

«Abbiamo messo nero su bianco la disciplina che deve ispirare l'attività amministrativa», ha detto Di Giuseppantonio, «per riscoprire il significato di concetti importanti come servizio, disinteresse personale, convenienza pubblica e contemperamento delle singole esigenze per lo sviluppo e il benessere locale. Noi prediligiamo fare, non la politica degli affari, ma gli affari della politica».

Ma vediamo quali sono le dieci regole del buon amministratore: la prima impone di lavorare per il benessere e lo sviluppo delle comunità locali con la massima attenzione verso chi ha più bisogno; la seconda dice che chi amministra deve saper prendere decisioni anche scomode, pensando che ciò viene prima della ricerca del consenso; la terza prevede trasparenza nei bilanci in modo che i cittadini sappiano esattamente come vengono spesi i soldi e perché; la quarta impone di non compiere atti che possano portare interessi o guadagni personali; per la quinta regola al primo posto deve esserci l'interesse della collettività; per la sesta una nuova amministrazione deve impegnarsi a terminare ogni attività intrapresa dalla precedente, anche se di colore diverso; per la settima, serve una nuova classe politica al Paese e per questo è necessario dare spazio ai giovani preparati e meritevoli che portano avanti idee nuove; secondo l'ottavo principio, non si può amministrare senza una proficua collaborazione con la pubblica amministrazione, la Chiesa, l'università, gli istituti di cultura, le organizzazioni di categoria e si deve dare spazio alle scuole di politica, ai luoghi di dibattito, agli strumenti per acquisire una competenza sui problemi del territorio; la nona prevede il taglio delle spese e degli sprechi del sistema amministrativo; la decima impone trasparenza e disponibilità al dialogo con i cittadini favorendo così la partecipazione.

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