«Un’alleanza per battere Berlusconi».
Di Pietro: il premier durerà, bisogna ricostruire il centrosinistra.
VASTO. «Qualcuno vuole fermare un’onda inarrestabile». Una voce rimbomba fortissima nel cortile del Palazzo D’Avalos e annuncia la salita sul palco di Antonio Di Pietro. Il leader dell’Italia dei Valori dalla prima fila fa un balzo, eccolo sotto i riflettori: alza le braccia, guarda il pubblico. Gli arriva l’urto degli applausi. Commosso con i lucciconi agli occhi ripete «Sono orgoglioso. Sono orgoglioso di voi». Poi il silenzio assoluto della platea ed è il segnale d’inizio del discorso dipietrista a conclusione della tre giorni di festa dell’Italia dei Valori tenuta a Vasto. «Oggi a Vasto vogliamo gettare le basi di un’alleanza di alternativa al governo Berlusconi». Pausa e puntualizza: «Purtroppo, nella situazione attuale, quello non lo schioda nessuno.
A casa Berlusconi non ci vuole andare. Ecco perché, quando dicono che non si fa sufficiente opposizione, non devono accusare noi». L’alternativa però è tutta da costruire e Di Pietro si mostra pronto a riaprire un confronto serio con gli ex alleati di centrosinistra. Non nomina i partiti, tranne il Pd per criticalo «Si guardino allo specchio per domandarsi non perché noi guadagniamo voti, ma perché loro li perdono». I paletti e le proposte del leader dell’Idv sono parecchi. Si inizia con le riforme istituzionali «altrimenti non si va da nessuna parte», con l’eliminazione del bicameralismo; abolizione delle Province «servono per fare clientele e sprechi»; il taglio del 50% dei consiglieri comunali e regionali; lo snellimento dell’iter legislativo; dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti; accorpamento delle amministrazioni dei Comuni con meno di duemila abitanti.
Prima però gli alleati devono mettere alla porta, «chi ha condanne penali e sospedere dalle attività professionali chi viene eletto alla Camera o al Senato». Di Pietro al «popolo dei Valori» ci tiene a spiegare la sua forma comiziale inedita, torna a giurare che non attaccherà Berlusconi e osserva: «E’ entrato in politica per motivi giudiziari. Ci sta portando verso una dittatura moderna». «Ma noi non posiamo dirlo, perchè se lo diciamo ci accusano di essere “violenti”». Sospira Di Pietro e riprende il filo del discorso. «Gli alleati devono capire che solo se ci seguono sulla via delle riforme e del rinnovamento della classe dirigente possiamo vincere insieme. Attenti poi alla questione morale perché non sempre chi ci rappresenta nelle istituzioni è all’altezza del suo compito». «In Calabria, Campania, Puglia e Abruzzo i governi di centrosinistra», scandisce Di Pietro, «hanno già fallito.
Siamo orgogliosi di non aver appoggiato quelle giunte, anche perché quando abbiamo chiesto il rispetto delle regole ci hanno sputato addosso». «Vi parlo», confida l’ex pm, «davvero con il cuore in mano. Alle prossime amministrative non proporremo per forza uomini dell’Italia dei Valori, ma uomini di valore. Dobbiamo rivolgerci agli elettori stanchi di una politica che non sa rinnovarsi». Nel ragionare sul prossimo futuro Di Pietro si arrabbia contro chi «anche all’interno dell’Italia dei valori amoreggia con i terzi poli, con i centristi». Il pubblico si fa serio, avverte nell’aria un volteggiare da resa dei conti interna. In sintonia con il suo leader l’arena di Palazzo D’Avalos non sbaglia. «C’è chi si è ritagliato un posto al sole. Mi dispiace», dice con voce amareggiata Di Pietro e insiste, «anche in mezzo a noi c’é qualcuno che vuole amoreggiare con queste persone.
Noi siamo per l’elettorato che non vuole più votare per ideologie, guardando al passato, ma al futuro. Noi non peschiamo per fare grande centro, ma per un’idea chiara di bipolarismo». La platea applaude si alza in piedi ed è l’ora della critica ai «mezzi di informazione». Di Pietro e i dipetristi hanno tra i tanti crucci quello di sentirsi costantemnte sottovalutati dai media. «Non c’è niente da fare», ripete addolorato Di Pietro, «non ci danno spazio, niente, niente. Ma noi abbiamo la rete internet e lì che ci seguono i giovani». Evidentemte però a Di Pietro la «rete» non basta e confida.
«Vorrei fare un confronto diretto in tv con persone che, come Berlusconi, raccontano una falsa realtà. Vorrei un’informazione libera. Noi non vogliamo vedere più in tv un presidente del consiglio che va all’Aquila dicendo che ha sistemato tutti i terremotati e, invece, quelle poche case che ha inaugurato lo ha fatto da inquilino abusivo, inaugurando case costruite dalla Provincia di Trento con i soldi della Croce Rossa. Di suo ci ha messo solo lo champagne e non so nemmeno se lo ha pagato».
A casa Berlusconi non ci vuole andare. Ecco perché, quando dicono che non si fa sufficiente opposizione, non devono accusare noi». L’alternativa però è tutta da costruire e Di Pietro si mostra pronto a riaprire un confronto serio con gli ex alleati di centrosinistra. Non nomina i partiti, tranne il Pd per criticalo «Si guardino allo specchio per domandarsi non perché noi guadagniamo voti, ma perché loro li perdono». I paletti e le proposte del leader dell’Idv sono parecchi. Si inizia con le riforme istituzionali «altrimenti non si va da nessuna parte», con l’eliminazione del bicameralismo; abolizione delle Province «servono per fare clientele e sprechi»; il taglio del 50% dei consiglieri comunali e regionali; lo snellimento dell’iter legislativo; dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti; accorpamento delle amministrazioni dei Comuni con meno di duemila abitanti.
Prima però gli alleati devono mettere alla porta, «chi ha condanne penali e sospedere dalle attività professionali chi viene eletto alla Camera o al Senato». Di Pietro al «popolo dei Valori» ci tiene a spiegare la sua forma comiziale inedita, torna a giurare che non attaccherà Berlusconi e osserva: «E’ entrato in politica per motivi giudiziari. Ci sta portando verso una dittatura moderna». «Ma noi non posiamo dirlo, perchè se lo diciamo ci accusano di essere “violenti”». Sospira Di Pietro e riprende il filo del discorso. «Gli alleati devono capire che solo se ci seguono sulla via delle riforme e del rinnovamento della classe dirigente possiamo vincere insieme. Attenti poi alla questione morale perché non sempre chi ci rappresenta nelle istituzioni è all’altezza del suo compito». «In Calabria, Campania, Puglia e Abruzzo i governi di centrosinistra», scandisce Di Pietro, «hanno già fallito.
Siamo orgogliosi di non aver appoggiato quelle giunte, anche perché quando abbiamo chiesto il rispetto delle regole ci hanno sputato addosso». «Vi parlo», confida l’ex pm, «davvero con il cuore in mano. Alle prossime amministrative non proporremo per forza uomini dell’Italia dei Valori, ma uomini di valore. Dobbiamo rivolgerci agli elettori stanchi di una politica che non sa rinnovarsi». Nel ragionare sul prossimo futuro Di Pietro si arrabbia contro chi «anche all’interno dell’Italia dei valori amoreggia con i terzi poli, con i centristi». Il pubblico si fa serio, avverte nell’aria un volteggiare da resa dei conti interna. In sintonia con il suo leader l’arena di Palazzo D’Avalos non sbaglia. «C’è chi si è ritagliato un posto al sole. Mi dispiace», dice con voce amareggiata Di Pietro e insiste, «anche in mezzo a noi c’é qualcuno che vuole amoreggiare con queste persone.
Noi siamo per l’elettorato che non vuole più votare per ideologie, guardando al passato, ma al futuro. Noi non peschiamo per fare grande centro, ma per un’idea chiara di bipolarismo». La platea applaude si alza in piedi ed è l’ora della critica ai «mezzi di informazione». Di Pietro e i dipetristi hanno tra i tanti crucci quello di sentirsi costantemnte sottovalutati dai media. «Non c’è niente da fare», ripete addolorato Di Pietro, «non ci danno spazio, niente, niente. Ma noi abbiamo la rete internet e lì che ci seguono i giovani». Evidentemte però a Di Pietro la «rete» non basta e confida.
«Vorrei fare un confronto diretto in tv con persone che, come Berlusconi, raccontano una falsa realtà. Vorrei un’informazione libera. Noi non vogliamo vedere più in tv un presidente del consiglio che va all’Aquila dicendo che ha sistemato tutti i terremotati e, invece, quelle poche case che ha inaugurato lo ha fatto da inquilino abusivo, inaugurando case costruite dalla Provincia di Trento con i soldi della Croce Rossa. Di suo ci ha messo solo lo champagne e non so nemmeno se lo ha pagato».