Un’idea per la nuova città
I sindaci: un asse con Roma per la ricostruzione.
L’AQUILA. Un progetto strategico per la ricostruzione rilanciando L’Aquila città territorio. Il sindaco di Rocca di Mezzo, Emilio Nusca, che su questo ha l’appoggio di Massimo Cialente, lancia la sua proposta: dobbiamo rivolgerci a un pool di esperti internazionali per tracciare le linee guida da estendere a tutti i centri del cratere, vanno reperiti fondi pubblici e privati e creato un asse con Roma. Massimo Cialente ha già incontrato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che sull’argomento è stato chiaro: «Portatemi un progetto serio e credibile e io ve lo finanzio». «Per il masterplan dell’Aquila», dichiara Emilio Nusca, «bisogna coinvolgere le eccellenze dell’urbanistica mondiale. Il recupero del centro storico dell’Aquila e degli altri centri terremotati va internazionalizzato. Servono personaggi che abbiano una visione molto più alta e più ampia, una interdisciplinarietà tra i vari settori - ingegneria, architettura, economia, beni culturali - per avere la chiave adatta ad aprire il nostro futuro. Personaggi che sappiano interloquire con il governo».
Il riferimento di Nusca è un personaggio alla Renzo Piano, tanto per intenderci, con il quale Massimo Cialente ha già avuto un abboccamento informale. «Sarebbe un errore», aggiunge il sindaco di Rocca di Mezzo, «se l’attenzione si focalizzasse esclusivamente sulla ricostruzione del centro storico dell’Aquila. Secondo me è necessario studiare un progetto strategico più vasto, che collochi il bacino dell’area terremotata a interfaccia con Roma, la capitale di Italia. Solo così si potranno trovare i capitali che servono per la ricostruzione. Non bastano i capitali pubblici, servono i capitali privati che arriveranno soltanto coinvolgendo le grandi banche e le fondazioni italiane più prestigiose per farle investire sul recupero dei palazzi dell’Aquila da destinare a strutture culturali. Ci vuole un progetto più articolato su tutti i comuni per rilanciare il progetto di L’Aquila città territorio. II centralismo statale è stato necessario e utile nella fase dell’emergenza. Nella fase della ricostruzione va attribuito un ruolo alle istituzioni locali, che vivono la vita delle popolazioni, conoscono storia e materia e hanno esperienza delle difficoltà di governo».
LA NUOVA CITTÀ. Il nuovo progetto complessivo parte dalla realtà ormai formatasi dopo il sisma: il centro storico praticamente distrutto, la cinta periferica della città gravemente danneggiata. In via di costruzione, fuori della città una cintura di venti «isole» con insediamento di circa 17mila persone. «Una tale condizione», sottolinea Nusca, «richiede un volume di risorse estremamente ampio e difficilmente tale volume di risorse potrebbe essere fornito dalla finanza pubblica. Iniziative di singoli privati sono insufficienti. Forti investimenti privati possono essere attratti solo da un grande e convincente progetto di sviluppo dell’intera area. Sia finanziariamente che urbanisticamente, sia tecnicamente che culturalmente non si può più pensare ad un recupero dell’Aquila dov’era e com’era. Non è cosi che L’Aquila può risorgere.
L’AREA AQUILANA. In base a questa idea di una nuova L’Aquila un progetto di ripresa della città può nascere soltanto in rapporto di interazione con il territorio. Nel caso dell’Aquila si è facilitati dalla circostanza che da mille anni esiste un rapporto stretto tra la città e la sua area: ed è proprio una visione organica del problema della ricostruzione che può determinare la mobilitazione dei forti investimenti privati, nazionali e internazionali, oggi indispensabili.
IL LEGAME CON ROMA. Visto che quella aquilana è un’area strutturata di media forza, secondo Nusca «può irrobustirsi per l’attrazione generata dal vicino territorio a valenza forte, cioè la grande area metropolitana costituita dalla capitale, a distanza di appena un’ora di autostrada. Abbandonare dinamiche localistiche, andare oltre la dimensione regionale e consapevolmente aprirsi a dinamiche nazionali e internazionali non può che essere la via della rinascita dell’Aquila e del suo territorio».
I TEMI. Sono stati individuati gli elementi di forza di cui L’Aquila continua a disporre: la particolare qualità dell’ambiente, e la sicurezza della sua tutela, sono garantite dall’esistenza del Parco nazionale del Gran Sasso e dal Parco regionale Sirente-Velino, che insistono su larga parte del territorio. Esiste una realtà scientifica di valore internazionale, come quella costituita dal laboratorio di fisica del Gran Sasso. Vive attivamente un polo universitario storico, ricco di Facoltà e docenti di valore. Operano istituzioni culturali di qualità riconosciuta nella vita musicale e teatrale. Il polo industriale è caratterizzato dalla presenza di tecnologie d’avanguardia e di un moderno settore farmaceutico, che potrebbe trovare sinergie con alcune caratteristiche del territorio. Mentre il patrimonio architettonico del centro storico aquilano, di grande valore artistico, e con numerose decine di Palazzi storici di elevata qualità architettonica, può divenire, a un passo dalla capitale, un’area di straordinario prestigio culturale, a disposizione di istituzioni economiche e sociali nazionali e internazionali, per lo svolgimento di attività innovative non legate a produzione di beni manifatturieri (Università internazionali, Fondazioni, laboratori di ricerca, centri specializzati di studio, strutture di accoglienza di alta qualità, ecc..).
TURISMO INVERNALE. Esiste una leva importante per far ripartire immediatamente l’economia del territorio ed è legato all’«industria» dello sci e a tutto l’indotto. «Le tre stazioni sciistiche del territorio», spiega Nusca, «Campo Imperatore, Ovindoli e Campo Felice vanno messe in rete. Sono le uniche strutture in grado di far ripartire subito l’economia dell’area, che si reggeva sul turismo. Dobbiamo potenziare le stazioni, metterle a sistema, attraverso uno skipass unico (lo skipass dei Parchi), attraverso un collegamento delle stazioni di Ovindoli e Campo Felice e il potenziamento di quella del Gran Sasso. Questo si può fare nel giro di 2-3 anni al massimo e porterà immediati benefìci».
Il riferimento di Nusca è un personaggio alla Renzo Piano, tanto per intenderci, con il quale Massimo Cialente ha già avuto un abboccamento informale. «Sarebbe un errore», aggiunge il sindaco di Rocca di Mezzo, «se l’attenzione si focalizzasse esclusivamente sulla ricostruzione del centro storico dell’Aquila. Secondo me è necessario studiare un progetto strategico più vasto, che collochi il bacino dell’area terremotata a interfaccia con Roma, la capitale di Italia. Solo così si potranno trovare i capitali che servono per la ricostruzione. Non bastano i capitali pubblici, servono i capitali privati che arriveranno soltanto coinvolgendo le grandi banche e le fondazioni italiane più prestigiose per farle investire sul recupero dei palazzi dell’Aquila da destinare a strutture culturali. Ci vuole un progetto più articolato su tutti i comuni per rilanciare il progetto di L’Aquila città territorio. II centralismo statale è stato necessario e utile nella fase dell’emergenza. Nella fase della ricostruzione va attribuito un ruolo alle istituzioni locali, che vivono la vita delle popolazioni, conoscono storia e materia e hanno esperienza delle difficoltà di governo».
LA NUOVA CITTÀ. Il nuovo progetto complessivo parte dalla realtà ormai formatasi dopo il sisma: il centro storico praticamente distrutto, la cinta periferica della città gravemente danneggiata. In via di costruzione, fuori della città una cintura di venti «isole» con insediamento di circa 17mila persone. «Una tale condizione», sottolinea Nusca, «richiede un volume di risorse estremamente ampio e difficilmente tale volume di risorse potrebbe essere fornito dalla finanza pubblica. Iniziative di singoli privati sono insufficienti. Forti investimenti privati possono essere attratti solo da un grande e convincente progetto di sviluppo dell’intera area. Sia finanziariamente che urbanisticamente, sia tecnicamente che culturalmente non si può più pensare ad un recupero dell’Aquila dov’era e com’era. Non è cosi che L’Aquila può risorgere.
L’AREA AQUILANA. In base a questa idea di una nuova L’Aquila un progetto di ripresa della città può nascere soltanto in rapporto di interazione con il territorio. Nel caso dell’Aquila si è facilitati dalla circostanza che da mille anni esiste un rapporto stretto tra la città e la sua area: ed è proprio una visione organica del problema della ricostruzione che può determinare la mobilitazione dei forti investimenti privati, nazionali e internazionali, oggi indispensabili.
IL LEGAME CON ROMA. Visto che quella aquilana è un’area strutturata di media forza, secondo Nusca «può irrobustirsi per l’attrazione generata dal vicino territorio a valenza forte, cioè la grande area metropolitana costituita dalla capitale, a distanza di appena un’ora di autostrada. Abbandonare dinamiche localistiche, andare oltre la dimensione regionale e consapevolmente aprirsi a dinamiche nazionali e internazionali non può che essere la via della rinascita dell’Aquila e del suo territorio».
I TEMI. Sono stati individuati gli elementi di forza di cui L’Aquila continua a disporre: la particolare qualità dell’ambiente, e la sicurezza della sua tutela, sono garantite dall’esistenza del Parco nazionale del Gran Sasso e dal Parco regionale Sirente-Velino, che insistono su larga parte del territorio. Esiste una realtà scientifica di valore internazionale, come quella costituita dal laboratorio di fisica del Gran Sasso. Vive attivamente un polo universitario storico, ricco di Facoltà e docenti di valore. Operano istituzioni culturali di qualità riconosciuta nella vita musicale e teatrale. Il polo industriale è caratterizzato dalla presenza di tecnologie d’avanguardia e di un moderno settore farmaceutico, che potrebbe trovare sinergie con alcune caratteristiche del territorio. Mentre il patrimonio architettonico del centro storico aquilano, di grande valore artistico, e con numerose decine di Palazzi storici di elevata qualità architettonica, può divenire, a un passo dalla capitale, un’area di straordinario prestigio culturale, a disposizione di istituzioni economiche e sociali nazionali e internazionali, per lo svolgimento di attività innovative non legate a produzione di beni manifatturieri (Università internazionali, Fondazioni, laboratori di ricerca, centri specializzati di studio, strutture di accoglienza di alta qualità, ecc..).
TURISMO INVERNALE. Esiste una leva importante per far ripartire immediatamente l’economia del territorio ed è legato all’«industria» dello sci e a tutto l’indotto. «Le tre stazioni sciistiche del territorio», spiega Nusca, «Campo Imperatore, Ovindoli e Campo Felice vanno messe in rete. Sono le uniche strutture in grado di far ripartire subito l’economia dell’area, che si reggeva sul turismo. Dobbiamo potenziare le stazioni, metterle a sistema, attraverso uno skipass unico (lo skipass dei Parchi), attraverso un collegamento delle stazioni di Ovindoli e Campo Felice e il potenziamento di quella del Gran Sasso. Questo si può fare nel giro di 2-3 anni al massimo e porterà immediati benefìci».