L'EDITORIALE

C’è tanta confusione, ma è bene votare

L’alto tasso di astensionismo fa rima spesso con deriva, quella deriva che l’Italia deve assolutamente evitare

Consigliare di recarsi oggi alle urne appare esercizio complicato alla luce di una campagna elettorale insoddisfacente, forse la peggiore dell'ultimo trentennio. Promesse di qua e promesse di là, tutte ovviamente irrealizzabili per mancanze di risorse. Non c'è stato uno schieramento in grado di presentare un programma fondato su basi concrete, al di là di slogan vuoti che non portano da nessuna parte e insulti ai rivali che servono solo ad avvelenare il clima. Lo abbiamo detto mille volte e ci sembra opportuno ripeterlo in questa circostanza. E, come se non bastasse, a rendere ancora più confuse le idee c'è una legge elettorale che con tutta probabilità negherà all'Italia la possibilità di avere un governo forte, che esca dalle urne come indicazione chiara e non come frutto di accordi successivi tra partiti che al momento sembrano incompatibili tra loro.
Però, una volta elencate tutte queste negatività, e nonostante il quadro di incertezza non degno di un paese civile, ci sembra più che opportuno invitare gli abruzzesi e gli italiani ad esercitare il diritto di voto, soprattutto in una fase così delicata della vita della nostra bistrattata nazione. Anzi, diventa quasi un dovere più che un diritto. Il senso di nausea che riempie questa tornata elettorale da un lato giustifica il rigetto che molti italiani provano nei confronti della politica e delle istituzioni, ma dall'altro non deve spingerci a restare a casa.
Alla fatidica data del 4 marzo tanti italiani ci sono arrivati indecisi, con mille dubbi, senza alcuna convinzione su dove mettere la croce: un altro segnale purtroppo dell'incapacità dei contendenti di trasmettere messaggi convincenti, le false promesse hanno sortito l'effetto di scoraggiare gli elettori. Nel 2013 andò a votare il 75% degli aventi diritto, adesso si rischia di registrare un dato peggiore ma si spera invece in una percentuale più alta. Anche se non si è convinti è bene andare alle urne per cercare di dare un contributo. L’alto tasso di astensionismo fa rima spesso con deriva, quella deriva che l’Italia deve assolutamente evitare.