ROSETO DEGLI ABRUZZI
GXC Next Generation, assegnati i premi
ROSETO DEGLI ABRUZZI. La giuria, che ho l’onore di presiedere –ha esordito, il gallerista curatore e critico d’arte di fama internazionale Jean Blanchaert, alla cerimonia di premiazione in una affollatissima Villa Paris di Roseto degli Abruzzi– ha avuto il suo bel da fare per determinare i lavori in concorso e assegnare i riconoscimenti. Siamo rimasti colpiti da tutte le opere di grande valenza artistica. Ragazzi che, attraverso il percorso formativo, hanno già acquisito la padronanza delle tecniche espressive e danno vita a opere concettuali di arte contemporanea. Non a caso, oltre ai tre premi previsti dal bando, in relazioni alle valutazioni finali, abbiamo deciso, unanimemente, di assegnare anche tre rispettive menzioni d’onore”.
Anastasia Benignetti, del liceo artistico “U. Preziotti – O. Licini” di Fermo, autrice di “Anagenesi” è stata insignita del premio della Fondazione Cingoli, intitolato alla memoria di “Giancarlo Sciannella”, come opera dal concept maggiormente innovativo. “Questa sfera, dal titolo, dall’esecuzione e dall’ispirazione sapienti –ha dichiarato il presidente di giuria– denota talento e capacità di interpretare il nostro presente affondando le mani nel passato”. Il lavoro, in ceramica e tecnica mista, è stato realizzato partendo da uno stampo in gesso di semisfera, con l’applicazione al suo interno di argilla semi refrattaria bianca a lastre. Le due parti sono poi state unite con della barbottina per ottenere una sfera perfetta. Successivamente sono state modellate aggiungendo e togliendo porzioni di superficie, utilizzando strumenti di svariato genere. Una volta ultimata questa fase l’oggetto ha subito la prima cottura per poi essere immerso in smalto bianco lucido. Questa fase ha dato la possibilità all’autrice di passare alla decorazione tramite l’utilizzo di colori dal grigio più chiaro a quello più scuro applicati con pennello.
Infine, dopo la seconda cottura, è stato utilizzato del catrame per rendere la superficie ancora più scura, facendo risaltare le diverse parti della stessa. Al suo interno poi sono stati inserite delle tessere di mosaico di diversi colori per creare uno stacco cromatico con la parte esterna. Un’opera che trova la sua ispirazione in relazione alla “Sfera Grande” di Arnaldo Pomodoro, con contaminazioni riferite alle opere di Emilio Vedova, e l’applicazione in mosaico, tecnica espressiva particolarmente apprezzata dalla giovane autrice. Alessandra Vittoria Di Pietro, del liceo artistico “F. A. Grue” di Castelli, con l’opera “Istrice”, ritenuta maggiormente aderente all’identità della ceramica di Castelli, si è aggiudicato il premio intitolato alla memoria di Serafino Mattucci, della Fondazione Tercas.
“Questa grande olla –è stato il commento, nel corso della cerimonia di premiazione, del gallerista e critico d’arte Jean Blanchaert- non ansata, e di sapore archeologico è coperta, sapientemente e spiritosamente, da centinaia di aculei di istrice. Si tratta di un lavoro molto espressivo e animato che appartiene di diritto anche al mondo animale”. L’opera in argilla semi refrattaria rossa foggiata al colombino e stata successivamente rifinita al tornio con applicazioni di borchie a stampo. La decorazione è stata eseguita con l’aerografo utilizzando smalto molto diluito e ossidi prevalentemente di ferro, la seconda cottura a 1000°C circa ha restituito un manufatto perfettamente greificato. L’opera è ispirata alla maiolicatura arcaica marocchina, risulta particolarmente piacevole, appariscente e luminosa, grazie allo smalto a base di ossido di rame (ramina) e ossido di piombo (minio), gli artigiani marocchini hanno l’abitudine di aggiungere anche e in proporzioni casuali, dell’ossido di manganese o dell’ocra o entrambi.
Tutto ciò dà risultati diversi e imprevedibili. Così ogni oggetto diviene unico. All’opera corale degli allievi del liceo artistico “F. A. Grue” di Castelli, Leonardo Melara, Arianna Di Pietro, Eleonora Di Buonaventura, Irisia Casolani, Sara Barbieri e Oscar Sebastian Arias Torres “Raccontati”, costituita da sei piatti maiolicati, di uguale diametro, su cui è stata incollata, in fusione, una rete in ceramica simile l’una con l’altra, ma non identica è andato il premio della CCIAA del Gran Sasso d’Italia, quale lavoro caratterizzato per l’utilizzo di nuove tecniche e l’impiego di nuove tecnologie. “Sei giovani autori –il giudizio della giuria riportato dal suo presidente– narrano di se stessi in forma tessile, policroma e ceramica. Ognuno mette in mostra il suo carattere. Sono sei racconti brevi d’un libro scritto con la terra”. L’opera fa parte di un progetto didattico volto a comunicare e rappresentarsi attraverso materia, colore e le proprietà dello stesso. Ogni piatto rappresenta un proprio stato d’animo personale, simile all’altro, ma non uguale, ruvido, liscio lacerato compatto. La rete è ciò che permette al pescatore di raccogliere i pesci o al calciatore di fare goal, ma la rete è anche quella in cui si può finire in trappola o quella che permette di tenere i contatti con gli altri. In maniera particolare, per la realizzazione delle reti, sono state utilizzate stampanti 3D, di ultima generazione, con l’ausilio di software dedicati alla modellazione.
Tre gli attestati d’onore assegnati dalla giuria a testimonianza della qualità e del talento espressivo dei giovani artisti che hanno partecipato al concorso.
La menzione d’onore riferita al premio “Giancarlo Sciannella” è stata assegnata a, Maja Gemma Zaccagnini, studentessa del liceo artistico “Nicola da Guardiagrele” di Chieti, per l’opera “Usare in caso di rabbia”. Questo spiritoso lavoro –ha spiegato il presidente di giuria– in tecnica mista, mostra sei uova non più fresche pronte all’uso, cioè al lancio. Goliardico o carnevalesco che sia, rimane un gesto di protesta”. Anna Pagliai, del liceo artistico “Adolfo Venturi” di Modena, con “Bianconiglio” è stata insignita della menzione d’onore relativa al premio “Serafino Mattucci”. “L’autrice –ha annotato Jean Blanchaert– sistemando all’interno di un vaso ceramico un Salvator Dalì, con tanto di papillon rosso, dadi da gioco e coniglio bianco, ci comunica il suo surrealismo e il suo dadaismo del III millennio. La menzione d’onore “Premio CCIAA del Gran Sasso d’Italia” è andata a Irene Gualandi, con il lavoro dal titolo “Nuovea in gold”, studentessa del liceo artistico “Adolfo Venturi” di Modena. “in questo vaso – ha chiosato il presidente della giuria, nel corso della consegna degli attestati– dove la terra cotta brilla come granito al sole, l’autrice, forse destinata a una carriera internazionale, ricorre al francese e all’inglese per descrivere ciò che ha fatto… un vaso antichissimo e modernissimo intriso di storia. La ceramica luccica”.
I componenti della giuria, oltre al presidente Blanchaert, sono: Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, Carla Marotta, già dirigente scolastico del Liceo Artistico "F. A. Grue" di Castelli, Linda Kniffitz, archeologa e storica dell'arte, Maria Lucrezia Di Bonaventura, in rappresentanza della Fondazione Cingoli, Tiziana Di Sante, in rappresentanza della Fondazione Tercas e Antonella Ballone, in rappresentanza della CCIAA del Gran Sasso. Tutte le trenta opere finaliste saranno esposte a Villa Paris di Roseto fino al 31 ottobre e, già a partire dal 15 settembre, saranno meta, come da tradizione, di visite guidate per le scolaresche abruzzesi di vario ordine e grado.