MARCHIONNE
Il manager sempre grave, nessun segno di risveglio
La gaffe incresciosa di Google che lo dà per morto e poi si scusa dell’errore In ospedale massimo riserbo. Neanche i parenti abruzzesi vengono informati
ZURIGO. È sottile la linea che lega Torino a Zurigo in queste ore. Mentre al Lingotto si riunisce la prima linea dei top manager di Fca, per la prima volta sotto la guida del nuovo ad Mike Malley, nella terapia intensiva dell’ospedale universitario del centro svizzero, Sergio Marchionne continua a combattere la sua battaglia. Le sue condizioni sono gravi, irreversibili, ma stazionarie. E intanto, arriva anche il primo “incidente diplomatico”.
A scivolare sulla classica buccia di banana è nientedimeno che Google, che pubblica una scheda sul manager di origini abruzzesi e indica la data del 23 luglio 2018 (ieri), come data di morte. Poi si scusa. «Abbiamo corretto l'errore, siamo dispiaciuti per l'accaduto», dice il portavoce del colosso statunitense con quartier generale a Mountain View, in California. Marchionne, invece, continua la sua battaglia. In realtà, dall’ospedale svizzero non trapela nulla.
Neanche i parenti abruzzesi dell’uomo che ha fatto risorgere la Fiat vengono informati circa le condizioni del loro congiunto. Il top manager è entrato in quello che è un polo d’eccellenza, oltre tre settimane fa per un’operazione alla spalla destra. Tutto si doveva risolvere con una breve convalescenza, ma così non è stato. Le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate, tanto che è stata accelerata quella transizione che era già prevista ai vertici del gruppo automobilistico.
Di ufficiale non c’è nulla, la famiglia non parla, l’azienda non conferma e né tanto meno vi è il riscontro di bollettini medici. E resta fermo anche il controllo della Security che instancabile piantona l’area dell’Universitatsspital, rendendo inaccessibili ai media i diversi ingressi di questa enorme cittadella ospedaliera.
Nello scorrere, lento, delle ore proseguono gli attestati di stima.
Uno su tutti quello di Luca Cordero di Montezemolo «Sergio Marchionne è uno dei più grandi manager internazionali. Abbiamo iniziato e proseguito insieme un lungo e proficuo pezzo di strada alla Fiat negli anni più drammatici con grande spirito di amicizia e collaborazione», ricorda l’ex manager Ferrari senza nascondere di aver «avuto nel passato recente contrasti anche molto duri. Ma mai», sottolinea, «ho messo in discussione il coraggio, la capacità e la visione di Sergio, che hanno permesso salvataggio e rilancio del primo gruppo industriale italiano e contribuito a modernizzare le relazioni sindacali nel paese». Ed è commosso Franzo Grande Stevens, l’uomo nel tempo più vicino agli Agnelli. «Il dolore per la sua malattia è indicibile. Quando dalla tv appresi che era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché», dice, «conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette».
A Mirafiori, intanto, gli operai escono dalla spicciolata. Quasi tutti hanno i capelli bianchi, la media d’età alle “carrozzerie” è di 55 anni. I giovani sono pochissimi. Sono tutti dispiaciuti per Sergio Marchionne, perplessi sul «manager inglese» e molti sono preoccupati per il futuro.