TURNO DI NOTTE
Il padre che rendeva il mondo più bello
C’è un’Italia perduta dalla quale ci arrivano messaggi postumi, spezzettati come il pane raffermo che le nostre madri mettevano nel latte della colazione del mattino. A inviarci questi messaggi è la memoria di chi sopravvive ai protagonisti di quel Paese umile e mite. Ieri, a mettere in moto il meccanismo dei ricordi è stato un post pubblicato su Instagram da Cesare Cremonini dedicato a suo padre, Giovanni, un medico di famiglia di San Lazzaro in provincia di Bologna, morto lunedì scorso a 95 anni. «Eri nostro padre, mio e di mio fratello Vittorio, ma anche “al dutåur”, il dottore, per tutti gli altri», scrive Cremonini che porta la fiaccola quasi solitaria di autore di belle canzoni italiane, di quelle che le donne cantavano sbrigando le faccende nell’Italia perduta. «Da ogni visita notturna», ricorda il figlio, «tornavi con un regalo per me e mio fratello, e mi raccontavi chi erano le persone che avevi guarito. Ci hai insegnato così il valore dell’uguaglianza e della gratitudine nel fare parte di una comunità». E ancora: «Mi hai visto partire da un pianoforte più alto di me, appoggiato a un muro di casa, dove mi chiedevi di suonare la sera per toglierti la stanchezza, e mi hai visto arrivare dove ho sempre sognato. Non smetterò mai di pensarti e cantarti, perché con te il mondo era più bello».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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