Il senatore Razzi tradito da Berlusconi: «Non lo voglio più vedere»
Intervistato da Radio 24, il febbricitante politico abruzzese si scaglia contro i traditori e poi "difende" il Cavaliere: «Forse lui non c'entra niente, c'è gente invidiosa perchè ho troppa popolarità»
ROMA. «Forza Italia non mi ricandida? Lo apprendo dai giornali, non ne so niente. Io inadatto? Di inadatti ce ne sono centinaia, ve lo dice il sottoscritto. Centinaia che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Io sono lì sempre al lavoro». Commenta così Antonio Razzi, senatore di Forza Italia su Radio 24 la notizia che probabilmente sarà escluso dalle candidature con il partito di Silvio Berlusconi. Riguardo alle scelte di Berlusconi Razzi afferma: «Se candidano gente andata via, che l'hanno tradito, addirittura l'hanno votato per uscire fuori dal Senato questa è la fine del Parlamento. Vuol dire che una cosa del genere fa schifo, me ne voglio andare, non lo voglio neanche più vedere». E al giornalista che gli ricorda di essere stato eletto con Di Pietro risponde: «Ho preso le preferenze. E nel 2013 sono stato eletto in Abruzzo, ero numero quattro e in quella posizione non veniva eletto manco Cristo. Io e Berlusconi abbiamo portato quella lista a vincere in Abruzzo».
«Penso - continua - che Berlusconi non c'entri niente. Penso a gente invidiosa perché ho troppa popolarità e questo dà fastidio. Berlusconi questo non lo pensa e non l'avrebbe mai fatto. Lupi? Ma Lupi o la De Girolamo che ritornano e vengono là. Questo non è normale. Il marito presidente della commissione Bilancio del Pd...».
«Non pretendo niente - aggiunge - e non me ne può fregare più di tanto. Ma per correttezza e gentilezza, minimo una telefonata: Antò, non ti posso candidare perché vogliamo fare un cambiamento, candidiamo gente nuova, i giovani... invece gente che l'ha tradito, stanno lì. Mi poteva parlare. Ghedini era mio compagno di banco, - spiega - l'ho incontrato alla Posta del Senato e gli dissi che volevo ricandidarmi. Lui mi rispose se non ricandida te, non candida nessuno. Per me la parola è un contratto». Il mutuo è finito di pagare? «Sì, quello sì per fortuna. È tutto a posto».