L'editoriale
Italia-Francia, una partita ad alto rischio
Prima la monopolizzazione della questione libica, poi l'intromissione nell'affare Stx: l'Italia sembra piuttosto timida e impacciata nelle reazioni
La capacità mostrata dall’Italia in questi giorni di incassare schiaffi sullo scenario internazionale senza mettere in campo una reazione degna di questo nome non trova forse eguali negli annali della nostra recente politica estera. Certo, non possiamo dichiarare una guerra commerciale alla Francia dopo le umiliazioni che il nuovo presidente Macron ci ha rifilato nel giro di poche settimane. Prima con la monopolizzazione della gestione della crisi libica, nella quale i nostri interessi sono storicamente vitali; poi con l’intromissione governativa nell’affare Stx - importante azienda cantieristica d’Oltralpe, di cui la nostra Fincantieri ha acquistato un parte consistente del pacchetto azionario in un’asta a Seul - dichiarata strategicamente fondamentale da Parigi e, in quanto tale, non cedibile alla gestione del gruppo italiano. In pratica, una nazionalizzazione vera e propria in barba a tutte le politiche liberalizzatrici europee (ma non solo) e a tutte le consuetudini che regolano l’economia e la finanza internazionale. Un grande paese si vede anche nella gestione di simili, delicate vicende. E l’Italia sembra piuttosto timida e impacciata nelle reazioni. Certo, dicevo, non possiamo dichiarare guerra alla Francia, ma parimenti non convince la linea governativa genericamente buonista espressa anche dal ministro Carlo Calenda, secondo il quale non si può rispondere a una “stupidaggine con un’altra stupidaggine”. La stupidaggine, secondo il ministro, sarebbe quella di rendere pan per focaccia ai francesi magari riprendendoci, noi, il controllo della nostra vecchia Telecom, finita purtroppo e ingloriosamente proprio in mani transalpine. Stupidaggine? Ma ne è proprio sicuro Calenda, aspirante nemmeno troppo nascosto alla guida del governo nella prossima legislatura? Riprendersi Telecom, caro ministro, non sarebbe una vendetta, anzi. Più semplicemente sarebbe uno dei modi per tutelare per davvero anche i nostri interessi. In una Unione Europea davvero solidale il problema neanche si porrebbe. Ma nella nuova situazione che si sta determinando, con il ritorno prepotente e il prevalere degli interessi nazionali in quasi tutti i partner, non c’è interesse più importante per un paese moderno del controllo del sistema delle telecomunicazioni. E da questo punto di vista, Telecom rappresenta come e più di Stx un interesse strategico per il nostro paese. Dal punto di vista della telefonia ma, più in generale, della sicurezza nazionale. Mostrarsi perciò troppo prudenti in questo frangente può essere rischioso. Per gli interessi in ballo nell’affaire Stx-Fincantieri, ma soprattutto per il ruolo e il profilo internazionale del nostro paese. Quando si tratta di tutelare la ragion di Stato, il bon ton diplomatico andrebbe messo da parte. Certo, non si chiede di schierare i carabinieri come fece con gli americani Bettino Craxi a Sigonella. Ma almeno fare la voce grossa con l’intraprendente Macron (e non solo lui) in nome di una sana politica di reciprocità per proteggere e magari riaffermare la nostra immagine e la nostra agibilità nello scacchiere internazionale, almeno questo, sì, andrebbe fatto. E, Calenda permettendo, sfidiamo poi i nostri alleati a definire tutto ciò come una stupidaggine. Primo Di Nicola