Il signor Natale e le pecore finte

TURNO DI NOTTE

Lo strano gregge del signor Natale

Ci sono giorni in cui abbiamo bisogno di un racconto. Di ascoltarlo e poi, magari, di narrarlo a nostra volta. Così, senza trarne per forza una morale. Ma solo per il piacere di incantarci, sottraendoci al ricatto del significato. Uno di questi racconti lo dobbiamo a Michele Farina, un giornalista del Corriere della Sera, che, qualche giorno fa, ha scovato e scritto la storia di Natale, che da giovane era un pastore e ora, affetto da Alzheimer, trascorre i giorni alla casa di assistenza Giacomo Cis di Bezzeca, un paese del Trentino. Natale sogna ancora di avere il suo gregge e sospira: «Adesso devo andare, le mie pecore sono da sole». Ogni dicembre il paese organizza un presepe vivente. Così, qualche anno fa, un gruppo di cittadini costruì un gregge di pecore fatte di polistirolo e lana. Il parroco invitò Natale a interpretare il ruolo del pastore. Finita la recita, Natale se ne tornò alla Giacomo Cis portandosi appresso il suo gregge. «Da allora», scrive Farina, «il signor Natale è più felice, più calmo. Sogna sempre di andare ma ora non può abbandonare le sue pecore. E resta. Si prende cura di loro, che a mesi alterni trovano rifugio nella hall, nel giardino, nella casetta dei giardinieri. “Le ho allevate io”, dice». A chi gli chiede di quelle strane pecore, Natale risponde invitandolo a toccare con mano: «Ma non sono mica vere, non senti?».
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