GIALO A BRINDISI
Marinaio 21enne di Lanciano trovato morto sulla nave militare
Giuseppe Antonio Gelsomino ucciso da un colpo d’arma da fuoco. Lo sfogo della sorella: «Voglio la verità»
BRINDISI. Un marinaio di seconda classe, Giuseppe Antonio Gelsomino, 21 anni, originario di Manfredonia ma residente con la famiglia a Lanciano, è stato trovato morto ieri mattina a bordo della nave Staffetta ormeggiata alla base navale di Brindisi, ucciso da un colpo d'arma da fuoco secondo il primo esame del personale del 118. Lo ha reso noto la Marina Militare-Comando Marina Sud di Taranto, precisando che l'arma è stata ritrovata nelle immediate vicinanze del corpo. Sono in corso gli accertamenti per individuare che cosa sia accaduto. I familiari sono stati avvisati. Il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha espesso il più sentito cordoglio a nome di tutta la Forza Armata.
«La notizia della scomparsa del marinaio Giuseppe Gelsomino ci tocca e ci addolora profondamente. Vicina nella preghiera e solidale nell'intima sofferenza desidero far giungere il mio più profondo cordoglio alla famiglia e agli affetti del compianto Giuseppe», ha detto il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, di fronte alla prematura scomparsa del militare. «In questa tristissima circostanza desidero manifestare all'ammiraglio Cavo Dragone e a tutta la Marina Militare la mia solidarietà di cittadina e donna delle istituzioni per la dolorosa perdita del giovane».
Chiede la verità su quanto successo la sorella di Giuseppe Antonio, Giorgia, su Facebook: «È morto mio fratello. Non so come, non so quando, non so perché. Chiamo e non mi fanno sapere nulla di concreto. Ho un forte dolore nel cuore. Raccolgo i miei genitori da terra. Il dolore è troppo forte. Si sono riempiti la bocca con la parola suicidio. A noi hanno riempito la testa di non metteteci in difficoltà».
«Vorrei ricordare a chi scrive della vita di Giuseppe», sostiene sempre su Facebook l’ex insegnante Alessio Primante, «che dietro quella notizia c’è una persona, una storia…non è né un’età, né un ruolo. È Giuseppe! Ho sempre detto agli alunni di ricercare la verità e non aver paura di abbracciarla, perché la verità rende liberi. Ecco, ora è il momento di cercare insieme la verità: non perché siamo investigatori di professione, ma perché abbiamo profondo rispetto di Giuseppe e di quello che ha significato per coloro che lo hanno conosciuto. Un ragazzo sempre alla ricerca della verità; che non ha mai avuto paura di dire la sua. Non si è mai tirato indietro davanti ai principi e al difendere i suoi amici. Ora siamo chiamati noi a difenderlo e difendere la sua famiglia da notizie che tutto fanno tranne che rispettare la persona. Facciamo corona alla famiglia. Lui è figlio dell’Abruzzo e di Lanciano». (r.o.)
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