Muore dopo il trapianto di cuore: 5 ipotesi per una causa
Per i periti del tribunale il cuore era inidoneo. Ma i medici smentiscono: tutto regolare, i motivi vanni stabiliti con altri esami
ROMA – Subito altre due inchieste sul caso dell'uomo morto al San Camillo di Roma dopo il trapianto di cuore. Una della Procura e l'altra interna nei due ospedali. A richiedere quest'ultima è stata in particolare il ministro Beatrice Lorenzin. I fatti risalgono all'autunno all'anno scorso, ma sono riemersi dopo che una perizia del tribunale ha stabilito che il cuore non era idoneo. Il donatore, un uomo morto a Milano poche ore prima mentre nuotava in una piscina e che aveva dato il consenso alla donazione degli organi, era stato inviato a Roma dall’Ospedale San Raffaele. Aveva subito un arresto cardiaco, e il medico legale a Roma nel suo referto ha scritto che il cuore donato “non era sano”. Il Centro nazionale trapianti ha replicato che il cuore funzionava: “Il cuore trapiantato nell’uomo che è deceduto dopo un trapianto dalla coronarografia era risultato normale, cioè nelle condizioni di essere trapiantato”, ha spiegato il direttore del Centro Nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa. “Il donatore aveva auto un arresto cardiaco in una piscina – ha detto – ma successivamente aveva ripreso a battere normalmente”. I danni cerebrali ne avevano però causato la morte. I controlli avevano poi verificato la normale funzione cardiaca ed il trapianto è avvenuto nei tempi stabiliti. Anche il il primario del San Camillo, Francesco Musumeci, ha smentito l'ipotesi che il cuore non fosse idoneo. "Il cuore espiantato era stato oggetto di esame ecocardiografico al San Raffaele ed era risultato in condizioni ottimali per il trapianto, stesso esito è derivato pure dall’esame di coronografia effettuato sempre a Milano", ha precisato. E allora perché il trapiantato è morto? Qual è la causa? Secondo Musumeci sono 5 le possibili cause da accertare: "L'uomo potrebbe essere deceduto infatti a seguito - ha spiegato - di un rigetto iperacuto, di una riposta infiammatoria sistemica, di una infezione da endotossina batterica, di una sindrome legata ai farmaci per l'anestesia o a seguito di ipertensione polmonare struttuale". Il paziente, ha infine sottolineato Musumeci «era un paziente critico già operato al cuore più volte ricoverato per scompenso cardiaco e con defibrillatore".