TURNO DI NOTTE
Pinocchio e il dolce veleno delle bugie
C’è modo e modo di ricordare i compleanni dei grandi del passato. Per esempio, a Pescara, un’associazione che si chiama Ventonotturno che organizza cene-spettacolo. La prossima, il 24 novembre, sarà un omaggio a Collodi, l’autore di Pinocchio, di cui, quel giorno, ricorre il 192esimo anno dalla nascita. Pinocchio insieme con i Promessi sposi è il libro che definisce l’identità italiana. Così come il romanzo di Manzoni, quello dell’autore toscano è relegato ormai nel limbo di letture infantili e adolescenziali. E’ uno strano destino che questi romanzi, che scolpiscono le nostre costanti antropologiche, condividono con altri libri identitari: l’Huckleberry Finn in America, i Viaggi di Gulliver in Gran Bretagna, il Piccolo principe in Francia. Sono romanzi di avventura, solo in apparenza innocenti. Contengono invece un doppio fondo oscuro che allude a paure inconfessabili dei popoli in cui nascono. La bugia e il sopruso sono i temi sia di Pinocchio che dei Promessi sposi. E con essi anche un’idea del destino che risolve in maniera felice il travaglio al quale si sottopongono il burattino di legno e i due fidanzati lombardi. Il finale ottimistico dei due romanzi suona, però, falso come uno di quei happy ending hollywoodiani buoni soprattutto a ingannare gli spettatori (e i lettori) con il dolce veleno delle bugie.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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