TURNO DI NOTTE
Quella luna d’estate che ci fa impazzire
Che cosa non fa la luna. Specialmente se è piena e rossa, come quella che, venerdì scorso, si è nascosta in una lunghissima eclissi. L’hanno vista tutti, più o meno. Tranne un gruppo di persone che si erano radunate sui Colli Euganei in Veneto. Avevano pagato anche il biglietto per assistere alla sparizione ma alla fine non hanno visto nulla perché la luna era coperta da una montagna. L’attesa delusa per la mancata apparizione-sparizione è finita in rissa, con gli spettatori paganti a chiedere il rimborso del biglietto e gli organizzatori a dare la colpa a loro, cioè al fatto che non avevano seguito bene le istruzioni che spiegavano dove piazzasi per avere a tiro il satellite. Eppure, basterebbe una frequentazione anche superficiale della saggezza popolare per non incappare in problemi quando c’è di mezzo la luna. I nostri nonni la temevano come foriera di impazzimenti. Ruba il senno, la luna, dicevano i nostri antenati, fra i quali l’Ariosto che manda Astolfo lassù a cercare il senno perduto da Orlando per amore. Lì il senno c’è in quantità grandissima, secondo il poeta, e ha l’aspetto di un liquido inconsistente che evapora con facilità (licor suttile e molle, atto a esalar), chiuso in ampolle di varia grandezza. È tutto il senno che pensiamo di possedere ma che sparisce, senza lasciar traccia, come una luna capricciosa di mezza estate.
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