MILANO

Spioni e spiati d'Abruzzo: un indagato e dieci vittime

Nei guai un 44enne di Castel di Sangro. Da Scopa a Frattale: chi è finito nella rete

PESCARA. La banda che vendeva i segreti di imprenditori, politici e vip, capace persino di hackerare un indirizzo di posta elettronica del presidente della Repubblica, ha spiato almeno dieci abruzzesi. E tra gli indagati c’è un personaggio che dell’Abruzzo è originario: Lorenzo Di Iulio, 44 anni, nativo di Castel di Sangro, ritenuto «procacciatore» di clienti e «coesecutore» di servizi illeciti.

A svelarlo sono le carte dell’inchiesta della Procura di Milano sul gruppo di presunte cyber-spie, guidate dall’ex superpoliziotto Carmine Gallo e dall’hacker Nunzio Samuele Calamucci, le menti del gruppo della Equalize srl che, da un bel palazzo alle spalle del Duomo meneghino, attraverso alcuni «agenti infedeli», riusciva ad accedere alle informazioni contenute nello Sdi, l’archivio in cui si trovano tutti i precedenti giudiziari e non, alle banche dati del Fisco, del Catasto, dell’anagrafe e dell’Inps.

LE ACCUSE. La banda – è la tesi della Direzione distrettuale antimafia – agiva per soldi, ottenuti attraverso la «commercializzazione» delle informazioni illegalmente acquisite, oppure «a scopo estorsivo e ricattatorio», per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria. Il modus operandi di quella che i pm definiscono come una vera e propria associazione a delinquere «consisteva nel realizzare, su mandato dei propri clienti, report e dossier contenenti i dati abusivamente raccolti, sapientemente camuffati e mimetizzati sotto forma di notizie giornalistiche o comunque provenienti da altre fonti apparentemente lecite».

I NOMI. Tra gli spiati, dunque vittime di questo sistema, ci sono figure abruzzesi di primo piano. Apre la lista Lelio Scopa, prossimo a compiere 98 anni, notissimo commercialista teatino e dirigente di Strada dei parchi, la società concessionaria delle autostrade abruzzesi. Candidato sindaco nel 1993, nelle storiche elezioni vinte da Nicola Cucullo, c’è chi lo definisce tuttora il «Cuccia di Chieti», in riferimento al prestigioso incarico da lui ricoperto di presidente della Banca popolare di Lanciano e Sulmona. Fatto sta che il 6 dicembre 2022, come ricostruito dai carabinieri, la banda degli spioni si è introdotta abusivamente nel sistema Sdi del ministero dell’Interno, «acquisendo dati informativi, coperti da segreto d’ufficio», sulla posizione di Scopa. Di più, al momento, non è dato sapere.

IL COSTRUTTORE. Gli indagati hanno digitato sulla stessa banca dati il nome di Gianni Frattale, 75 anni, di Pizzoli, imprenditore e presidente dell’Ance L’Aquila, l’associazione nazionale costruttori edili. Ricerche non solo in Sdi, ma anche nell’archivio «Punto fisco» dell’Agenzia delle Entrate, sono state fatte sul conto del commercialista teatino Angelo Romano, 42 anni, ex presidente di Chieti solidale, la società a totale capitale del Comune che si occupa della gestione delle farmacie municipalizzate e dei servizi sociali. Identica sorte è toccata a tre pescaresi (la consulente ambientale Carla Ciampoli, 48 anni, la geologa Loretta Finocchio, 48 anni, e Michele Iuliani, 47 anni), a un ingegnere nativo di Lanciano, Luca Sanese, 53 anni, e all’avezzanese Marco Marziale, 57 anni. Nell’elenco degli spiati figura pure Fabrizio Pio Mundi, 43 anni, originario di Popoli, coinvolto nel 2017 in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari che smascherò un’organizzazione criminale specializzata nello smaltimento dei rifiuti campani nelle campagne foggiane.

IL DIPENDENTE DELLA ERG. La decima vittima della banda degli spioni è l’aquilano Massimo Mastracci, 34 anni, dipendente della Erg. Le indagini hanno infatti svelato che i manager interni del colosso petrolifero, con l’obiettivo di scoprire se alcuni dipendenti fossero soliti sfruttare in borsa notizie dell’azienda, si sono affidati ai tecnici di Equalize. Questi, in cambio di una parcella di 143.000 euro, hanno inoculato un virus trojan sui pc dei lavoratori, tra cui quello di Mastracci, avviando «un’intercettazione indiscriminata e occulta di tutte le comunicazioni e conversazioni dei dipendenti, anche quelle intime e personali su WhatsApp», è scritto in un passaggio delle 518 pagine dell’ordinanza firmata dal giudice Fabrizio Filice.

L’INDAGATO. Lorenzo Di Iulio, l’indagato originario della provincia dell’Aquila e residente a Milano, e il lombardo Daniele Rovini, 49 anni, attraverso la società Skp Investigazioni&sicurezza, «partecipavano all’associazione in qualità di procacciatori di clienti e coesecutori dei servizi illeciti, operando sotto il coordinamento di Calamucci, loro punto di riferimento all’interno del sodalizio». I mezzi utilizzati dalla banda degli spioni consistevano «nella base logistica e operativa di via Pattari 6; in strumenti informatici e telematici dedicati e sofisticati per acquisire illegalmente le informazioni, trasmetterle in maniera occulta ed elaborare i report e i dossier; in telefoni cellulari e sistemi di comunicazioni criptati per sfuggire alle intercettazioni relative alle conversazioni ritenute maggiormente compromettenti; in una molteplicità di società ubicate in Italia, direttamente e indirettamente riconducibili al sodalizio.

(1/Segue domani sul Centro)

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