LA TESTIMONIANZA
Un teramano nel disastro di Valencia: «Sono in salvo»
Ristoratore vive da 7 anni in Spagna con la compagna e un bimbo piccolo: «Non si trova più nulla da mangiare e manca l’acqua: la gente assalta i market»
TERAMO. «Sono salvo, sto bene, ma qui è il caos: manca tutto». La voce al telefono arriva intermittente dall’inferno di acqua e fango di Valencia. A parlare è Marco Schillaci, ristoratore teramano che da sette anni vive con la compagna e un bimbo di cinque anni nella città spagnola martoriata dall’alluvione. Lui è riuscito a sfuggire all’apocalisse che ha provocato 158 morti, accertati fino al tardo pomeriggio di ieri, migliaia di sfollati e centinaia di dispersi che si continuano a cercare tra i detriti.
Marco, che a Valencia lavora come pizzaiolo, dopo aver chiuso il suo ristorante durante la crisi innescata dall’emergenza per la pandemia da Co vid-19, abita in centro e con i familiari si è salvato dalla tragedia. E’ riuscito a mettersi in contatto con il padre Marcello Schillaci, titolare della “Cantina di Porta Romana” a Teramo, e a rassicurarlo sulle condizioni sue, della compagna e del bimbo. «Stiamo bene, qui in centro non ci sono state conseguenze gravi, ma il tifone si è sentito forte e siamo ancora sotto choc», racconta al genitore che ha atteso in apprensione di avere sue notizie.
Alla catastrofe naturale, con l’enorme carico di vittime e danni, si aggiunge il dramma della carenza di beni di prima necessità. «Quando ci si è resi conto del disastro nella zona intorno al centro c’è stato l’assalto ai supermercati e ai negozi di generi alimentari», prosegue Marco nel suo racconto, «non si trova più nulla da mangiare, manca l’acqua e non c’è neppure la luce». Nel corso della serata si sono susseguiti gli appelli della Protezione civile a non uscire di casa e a lasciare libere le strade in tutta la città, per agevolare il passaggio dei mezzi di soccorso. «La percezione reale della catastrofe però c’è stata la mattina dopo», riferisce Marco, «quando si è capito che intorno a Valencia c’era il disastro».
Da quel momento in poi si è scatenata la psicosi. «Aveva piovuto tantissimo, ma in città non c’erano problemi gravi», racconta ancora il giovane ristoratore teramano, «l’acqua però è scesa dalla montagna e ha invaso la campagna, distruggendo tutto quello che ha incontrato sulla sua strada».
Oltre allo choc per i morti e i danni incalcolabili, restano la preoccupazione per l’allerta meteo, che indica ancora condizioni critiche, e la cronica carenza di acqua e prodotti di prima necessità. Marcello ha tentato di rassicurarlo, garantendogli il proprio aiuto. «Aspetterò ancora un po’ di tempo», dice, «e se la situazione non migliora, carico un furgone con i viveri e nel giro di 24 ore glieli porto lì».
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