Il sapore della vita contro l’abitudine

11 Maggio 2020

Ci stiamo riabituando alla vita e lo facciamo con la trepidazione dei principianti. Da una settimana abbiamo ricominciato a passeggiare, correre e incontrare amici e i parenti senza la tutela amara della paura. Proviamo, ogni giorno, a verificare se le cose che, nei giorni della quarantena, abbiamo desiderato corrispondano ai nostri sogni. Ci muoviamo in un mondo conosciuto di oggetti e sensazioni un tempo familiari con la circospezione di un turista in un Paese straniero. Guardiamo le cose e le riconosciamo come pezzi del nostro consueto paesaggio sentimentale ma ci avviciniamo ad esse con la timorosa attenzione con cui toccheremmo oggetti fragili. Proviamo a mettere a confronto gesti un tempo abituali con le copie di oggi per vedere se vi aderiscono perfettamente oppure se ci sia uno scarto fra la dimensione del ricordo e quella della realtà. L’esilarante sensazione della prima volta, intanto, cede, ogni giorno di più, il passo alla ruggine dell’abitudine che è il preludio della noia. Vorremmo, invece, che la dolcezza riconquistata della vita avesse la stessa persistenza nel tempo della passione per la persona amata che Shakespeare scolpisce così nel Sonetto 18: «Ma la tua eterna estate non sfiorirà,/né perderai possesso della tua bellezza».
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