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11 gennaio
Oggi, ma nel 1881, a Milano, al Teatro alla Scala, andava in scena la prima del Ballo Excelsior, di Luigi Manzotti, su musica di Romualdo Marenco, realizzato con la compagnia del Teatro alla Scala, con scenografia e costumi di Alfredo Edel.
Il libretto originale dello spettacolo teatrale veniva pubblicato dalle edizioni Ricordi della città ambrosiana. Sul palco erano chiamati a lavorare 450 elementi (nella foto, particolare di una scena), tra attori principali e comparse, con un dispiego di forze senza precedenti. L'esordio avveniva sfruttando in pieno il fermento positivistico della società benestante del momento, così l'incasso sarà di 6mila lire, una cifra esorbitante per allora. E le repliche saranno in cartellone per 102 serate. Poi, dopo il successo riscosso nel più importante teatro del capoluogo lombardo, per l'occasione allestito con un tripudio di bandiere tricolori e di lampadine verdi, bianche e rosse, lo spettacolo, dal contenuto altamente patriottico, si sposterà nelle capitali europee, nelle quali ugualmente incontrerà notevole gradimento da parte del pubblico colto.
Ballo Excelsior caratterizzerà anche l'esposizione universale di Parigi, quella del 1889. Nel 1895, dalla compagnia meneghina di Carlo Colla, verrà realizzata pure una versione per marionette. Sarà del 1913, invece, la prima trasposizione cinematografica, che verrà curata dal regista Luca Comerio, su incarico dell'editore Lorenzo Sonzogno. Al debutto, l'11 gennaio 1881, ballo Excelsior veniva realizzato secondo la formula dell'azione coreografica, storica, allegorica, fantastica. L'opera era divisa in 6 parti e in 11 quadri. E lo spettacolo era basato sull'idea, tipica della società, non solo italiana, di fine Ottocento, del trionfo della scienza sull'arretratezza. All'allegoria della vittoria della luce e della civiltà contro l'oscurantismo, nemico del progresso tecnologico, seguivano quadri che avevano lo scopo di esaltare grandi ritrovati scientifici di quel periodo. Come ad esempio il battello a vapore, la pila elettrica, il telegrafo, la lampadina. Ma anche grandi opere come il traforo del Frejus e il canale di Suez. Durante il dispiegarsi dei grandi successi della scienza, continuava la lotta fra Luce, interpretata da Bice Vergani, e Tenebre, Carlo Montanara, che si risolverà con Civiltà, Rosina Viale, che trionferà dando sfogo al gran finale sfavillante. Quel contesto storico ed ideologico di spinta a credere che il progresso potesse lenire ogni male di quell'Italia alla ricerca di conquiste oltremare, anche a costo di sforzi economici ed umani indicibili, era stata la base teorica del componimento del coreografo Manzotti. Quest'ultimo, milanese, classe 1835, anche rifacendosi ai lavori in dialetto bergamasco del presbitero Giuseppe Rota, aveva tratto lo spunto coreografico in occasione dei festeggiamenti per l'innalzamento, a Torino, del monumento in ricordo del traforo del Frejus, avvenuto, in piazza Statuto, il 26 ottobre 1879, realizzato da Luigi Belli, dove sull’ardita piramide formata da pietre brunite apparivano corpi di titani, in marmo chiaro, e sulla sommità il genio alato della scienza.
Proprio sul già menzionato libretto, Manzotti indirizzava al lettore il suo avvertimento, sottolineando come: "vidi il monumento eretto a Torino in gloria del portentoso traforo del Cenisio ed immaginai la presente composizione coreografica. E' la titanica lotta sostenuta dal Progresso contro il Regresso ch'io presento a questo intelligente pubblico: è la grandezza della Civiltà che vince, abbatte, distrugge, per il bene dei popoli, l'antico potere dell'Oscurantismo che li teneva nelle tenebre del servaggio e dell'ignominia. Partendo dall'epoca dell'Inquisizione di Spagna arrivo al traforo del Cenisio, mostrando le scoperte portentose, le opere gigantesche del nostro secolo. Ecco il mio Excelsior che sottopongo al giudizio di questo colto pubblico".