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11 ottobre

Oggi, ma nel 1983, a Maddaloni, in provincia di Caserta, Antonio Abbate, uccideva, con due colpi di pistola, Franco Imposimato, maddalonese di 44 anni, impiegato alla Face standard-fabbrica apparecchiature per comunicazioni elettriche, fratello minore del magistrato Ferdinando. Franco, che era anche sindacalista della Confederazione generale italiana del lavoro, veniva freddato mentre era in compagnia della moglie, che riusciva a salvarsi, nonostante le ferite riportate, all’uscita dallo stabilimento, mentre era a bordo della sua Ford Escort.

La donna veniva raggiunta da un proiettile che le perforava i polmoni e da un altro che le centrava il braccio sinistro. L’omicidio (nella foto, particolare, la notizia riportata sulla prima pagina del quotidiano milanese “Corriere della Sera”, nell’edizione del 12 ottobre di quel 1983) era stato organizzato, da esponenti della banda della Magliana, in sodalizio con componenti della Camorra ed elementi di Cosa nostra, per tentare di stoppare l’azione da giudice istruttore nella Capitale del germano della vittima che stava svelando, tra l’altro, proprio le collusioni romane tra i tre gruppi malavitosi menzionati.

Sostanzialmente il delitto, che destava enorme scalpore, era vendetta trasversale. Inizialmente il fatto di sangue lascerà pensare, anche grazie alla rivendicazione anonima del giorno successivo, 12 ottobre, nella sede napoletana dell’agenzia giornalistica Ansa, che fosse opera delle Brigate rosse. La dinamica verrà, invece, chiarita durante il processo “Spartacus” che si aprirà, soprattutto contro i vertici del clan dei casalesi Michele Zagaria e Antonio Jovine, nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, l’1 luglio 1998.