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11 settembre

Oggi, ma nel 1970, a Venezia, nel quartiere di Sant’Elena, nel centro storico, alle 21.32, il tornado, di categoria F4 della scala Fujita, attivo da Padova alla città lagunare, colpiva il motoscafo Acnil, ovvero l’Azienda comunale di navigazione interna e lagunare, della linea 2, numero 130, diretto al Lido, uccidendo 22 persone: 21 a bordo ed una a terra. L’imbarcazione, di 22 metri di lunghezza e 24 tonnellate di stazza, che era con il motore in folle, in attesa che si liberasse il pontile, che era occupato dal vaporetto 59, veniva totalmente sommersa dall’acqua, compiendo la rotazione di 360 gradi, ovvero si immergeva rovesciata e si depositava sul fondo dritta.

A bordo vi erano complessivamente 60 passeggeri, ma in 39 riuscivano a salvarsi poiché situati all’esterno. Annegavano sotto tre metri d’acqua i trasportati nelle cabine. Tra coloro che riuscivano a scamparla, c’erano i due componenti dell’equipaggio, entrambi chioggiotti: il pilota Enzo Bullo, detto “Tromba marina”, ed il marinaio Giorgio Veronese, alias “Jack Palance”. A capeggiare i soccorsi sarà il pompiere Andrea Sopracortevole. Ma i corpi delle vittime saranno estratti nella notte dai sommozzatori dei vigili del fuoco, salvo tre, Tivadar Belanzky, Otto Czibuilsky ed Elizabet Papp, ungheresi di Budapest, che verranno ritrovati solo alle 12 del giorno successivo, quando il mezzo sarà sollevato (nella foto, particolare, le operazioni di ripescaggio) dal pontone gru della Marina militare. Il battello sfortunato verrà recuperato, riparato e riciclato come Acnil 136. Tale dettaglio comporterà gli scongiuri di coloro che, consci dell’accaduto, saliranno a bordo. Non a caso, un po' con senso del macabro, verrà soprannominato il “motoscafo della morte”.

La cerimonia funebre delle vittime, il 14 settembre successivo, verrà celebrata dal Patriarca della città marciana, Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, nella chiesa dei santi Giovanni e Paolo, davanti a 6mila presenti.  In ricordo dei malcapitati verrà collocata, dall’amministrazione municipale, guidata dal primo cittadino democristiano Giorgio Longo, la stele in marmo, nel Parco delle rimembranze di Sant’Elena, in prossimità dell’attracco dei natanti. L’evento metereologico avvenuto quell’11 settembre 1970, con folate di vento fino a 220 all’ora, percorreva 70 chilometri, causando, nell’area interessata, 36 morti, 500 feriti e 5 miliardi di lire di danni. Tra l’altro al camping veneziano “Fusina”, la tromba d’aria uccideva 12 disgraziati e ne feriva 14, oltre a spazzare alberi, tende e bungalow.