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12 APRILE
Oggi, ma nel 1921, a Granzette di Rovigo, alle 4.30, nella camera da letto della sua abitazione, veniva ucciso da squadristi fascisti il socialista Luigi Masin, di 41 anni, cassiere della locale Lega dei braccianti e dei contadini, esponente politico attivo nel comprensorio nel delicato momento precedente all’avvento di Benito Mussolini al potere. La vittima veniva raggiunta da un colpo di pistola, mentre era intenta a vestirsi, davanti alla moglie che aveva in braccio il figlio di 18 mesi. Accadeva mentre nel cortile sottostante gli assalitori in orbace tenevano sotto scacco la primogenita, di 16 anni, la madre anziana e altri tre figli, di 13, 9 e 7 anni. Alla spedizione punitiva partecipavano anche i rappresentanti del fascio di Lendinara, guidati da Enzo Casalini. L’iter processuale, che inizierà il 29 novembre successivo, sarà un pro-forma e alla fine il delitto non avrà un colpevole assicurato alla giustizia. Alla sbarra finiranno il già menzionato Casalini, come guida del movimento littorio rodigino (nella foto, particolare, con il simbolo del fascio tatuato sul dorso della mano destra), ed altri 14 imputati dei quali le cronache riporteranno perlopiù i cognomi. Saranno: Avezzù, Baratto, Broglio, Bedendo, Rizzo, Gasparetto, sia Riccardo che Guido, Candiollo, Nagliati, Dolfin, sia Alberto che Giulio, Viale, Pappalardo. La revisione del processo, che sarà chiesta dal figlio del malcapitato, Mario Masin, nel 1945, “per coercizione morale dettata dal fascismo”, verrà rigettata dalla Corte di cassazione, nel ’46. La vedova e gli orfani Masin, dopo il fatto di sangue, verranno accolti e aiutati dal deputato socialista Giacomo Matteotti, di Fratta Polesine. Tutta la vicenda trasformerà Masin in martire. Verrà raccontata nel volume, di 150 pagine, di Guelfo Menin, intitolato “Tempo sincopato: delitto Masin Luigi 12-4-1921. L’assassinio-il processo-la revisione”, a cura di Roberto Costa e Maria Angela Zerbinati, che sarà pubblicato dalle edizioni Biancoenero, di Rovigo, nel 2021.