TODAY
12 luglio
Oggi, ma nel 1999, a Pisa, nel centro clinico del penitenziario “Don Bosco”, moriva il detenuto albanese, di 29 anni, Adrian Lefter Kriqi, in stato di carcerazione preventiva, funzionario della dogana albanese, dopo 48 giorni di sciopero della fame e della sete, iniziato nel carcere della Dogaia di Prato.
La protesta estrema era stata avviata per reclamare la propria libertà, essendosi dichiarato innocente fin da quando erano scattate le manette ai polsi, il 28 marzo, in base alle intercettazioni telefoniche. Il prigioniero era stato arrestato per aver, presumibilmente, favorito una organizzazione albanese dedita al traffico internazionale di droga, soprattutto eroina, proveniente dall’Albania. Gruppo malavitoso che poi, verosimilmente, utilizzava marocchini ed italiani come spacciatori.
La vittima era nipote di un alto esponente politico di Tirana. Lasciava la moglie e la figlia piccola, costrette a tornare nel Paese delle aquile per mancanza dei soldi necessari a restare in Italia essendo quella fornita da Kriqui l'unica fonte di reddito. Il 15 ottobre successivo ci sarebbe stata la prima udienza del processo. Il 24 maggio Kriqui aveva iniziato a non mangiare e a non bere. Il 23 giugno il difensore di Kriqi, Manuele Ciappi, aveva presentato domanda di passaggio alla detenzione domiciliare dopo il dimagrimento, di 17 chili, del suo assistito. Ma l’8 luglio la richiesta era stata respinta. Il giorno dopo, 9 luglio, Kriqui era stato trasferito da Prato a Pisa (nella foto, particolare, l'ingresso della storica casa circondariale) per poter essere curato poiché le sue condizioni di salute iniziavano a destare preoccupazione all’amministrazione penitenziaria.
Il 15 luglio 1999, in Senato, ci sarà l’interrogazione, rivolta al ministro di Grazia e giustizia Oliviero Diliberto, esponente dei Comunisti italiani, componente del primo governo guidato da Massimo D’Alema, dei democratici di sinistra, da parte dei senatori della Repubblica: Francesca Scopelliti, di Forza Italia; Ersilia Salvato, dei Democratici di sinistra; Giuseppe Valentino, di Alleanza nazionale; Marcello Pera, di Forza Italia; Ombretta Fumagalli Carulli, del Centro cristiano democratico; Domenico Contestabile, di Forza Italia; Antonio D’Alì, di Forza Italia.
Nel 2001 gli altri imputati, coinvolti nella maxi operazione che aveva aperto le porte della prigione a Kriqui, verranno condannati. Quanto a Kriqui, non si saprà mai se sia stato innocente o colpevole.
Il 18 novembre 2003 verrà assolto dall’accusa di omicidio colposo il direttore dell’area sanitaria, Antonio Mangiapane, di Pistoia, con formula “perché il fatto non sussiste”. Anche se in realtà una certa negligenza nell’impedire che il carcerato si lasciasse consumare giorno dopo giorno era stata ravvisata e per quello il pubblico ministero, Paola Belsito, aveva inizialmente richiesto 9 mesi di condanna e danni per 800mila euro.