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12 marzo
Oggi, ma nel 1980, a Roma, veniva assassinato dai cosiddetti nuovi partigiani della rinnovata Volante rossa Angelo Mancia, di 27 anni. Era il segretario della sezione del Movimento sociale italiano di Talenti, di via Martini, zona dove abitava, e il fattorino del quotidiano del Msi, Il Secolo d'Italia. I responsabili dell'omicidio politico non verranno mai individuati. La rivendicazione verrà fatta recapitare alla redazione romana del quotidiano La Repubblica da parte della formazione di estrema sinistra che si rifaceva, nel nome e negli ideali, a quella storica del periodo a ridosso della guerra partigiana nazionale a corollario del secondo conflitto mondiale.
Angelo Mancia (nella foto, particolare, al centro, mentre abbracciava alcuni camerati della sezione Msi di Talenti) era il primo di tre figli di una famiglia che aveva un esercizio commerciale alimentare. Aveva otto anni in più rispetto ai suoi fratelli, due gemelli, Francesca e Luciano. Veniva centrato con due colpi di pistola, calibro 7,65, alla schiena e poi con quello di grazia alla testa. I sicari si erano appostati sotto casa sua, in via Federigo Tozzi 10, dove viveva con i genitori e i due fratelli, dalla notte, dopo essere arrivati a bordo di un pulmino Volkswagen, camuffato da ambulanza, e dopo essersi mascherati da infermieri, con camici bianchi.
Il delitto verrà considerato, nell'ambiente neofascista capitolino, come una sorta di regolamento di conti per la soppressione di Valerio Verbano, militante dell'autonomia operaia, fatto fuori, sempre nell'Urbe, ugualmente a Monte Sacro, il 22 febbraio precedente, da autori ignoti, ma riconducibili alla galassia dell'eversione nera. Nei giorni precedenti l'agguato mortale ai danni di Mancia erano spuntate numerose scritte, anche sui muri della sezione missina di Talenti, con minacce di morte indirizzate proprio a Mancia.
Una seconda ipotesi opterà per un atto, quello di togliere di mezzo Mancia, quale ripercussione in seguito all'esecuzione di Roberto Scialabba, elettricista di 24 anni, militante di Lotta continua, freddato, sempre nella Città eterna, in piazza Don Bosco, il 28 febbraio 1978, dai Nuclei armati rivoluzionari. Una terza pista sarà quella di una vendetta interna alla destra estrema: Mancia, da tempo, dava la caccia agli attivisti di Terza posizione, non tollerando gli estremismi che andassero oltre la linea del Msi.