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12 MARZO

Oggi, ma nel 1737, a Firenze, dopo 95 anni, avveniva la traslazione delle spoglie di Galileo Galilei nella chiesa di Santa Croce. Il trasferimento dei resti, che si trovavano nella cappella medicea, in una stanza poco in vista, a sinistra dell'altare, sempre dentro Santa Croce, per quasi un secolo era stato fortemente osteggiato dalle alte gerarchie ecclesiastiche, dato il sospetto di eresia dello scienziato pisano, morto ad Arcetri l’8 gennaio 1642. Galilei era stato accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre scritture, per questi motivi era stato processato e condannato dal Sant’Uffizio, il 22 giugno 1633, e costretto all’abiura delle sue teorie. A sbloccare lo spostamento delle ossa di Galilei, nella navata sinistra, era stato Gian Gastone de’ Medici, Granduca di Toscana dal 31 ottobre 1723, che portava avanti una politica di modernizzazione dello Stato, volta a limitare il potere della Chiesa di Roma che, invece, lo sorvegliava e limitava. Il 9 gennaio 1642, giorno successivo al decesso, il corpo di Galilei, senza cerimonie e alla sola presenza di sparuti amici e parenti strettissimi, era stato portato in Santa Croce, per timore che venisse posto il veto alla sepoltura in terra consacrata. La tomba di famiglia, dove lo stesso Galilei aveva disposto per testamento di essere seppellito, era stata ritenuta eccessivamente in vista. L'umiliazione ricevuta al momento del trapasso, che aveva seguito la persecuzione avvenuta durante la vita, aveva contribuito sensibilmente a far crescere, fra i discepoli e più in generale fra coloro che a Galilei erano stati vicini, il desiderio di vedergli riconosciuti quegli stessi onori tributati a personalità di spicco del Belpaese. Accanto alla tomba di Michelangelo Buonarroti, sopra un basamento costituito da un alto zoccolo tripartito, veniva collocato il sarcofago (nella foto, particolare, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la visita istituzionale, il 26 maggio 2009, nello scatto proveniente dall’archivio storico del Quirinale), che era affiancato da due statue allegoriche. A sinistra vi era l’Astronomia, che teneva in mano una pergamena con le macchie solari, eseguita da Vincenzo Foggini. A destra veniva posizionata la Geometria, che mostrava una tavola con il piano inclinato e la caduta dei gravi, di Girolamo Ticciati. Sopra il sepolcro, trovava spazio una nicchia, modellata all’interno a forma di valva, contenente il busto di Galilei, opera di Giovan Battista Foggini, che aveva curato anche il progetto dell’intero monumento. In alto vi era lo stemma di famiglia. Galilei veniva raffigurato con lo sguardo rivolto al cielo, mentre era intento a stringere nella mano destra il cannocchiale e con la sinistra a trattenere il globo celeste, appoggiato su alcuni libri e un compasso. Al centro, nel cartiglio, veniva rappresentato il pianeta Giove con i suoi satelliti, che erano stati scoperti da Galilei e da lui chiamati “pianeti medicei”. In basso trovava alloggiamento l’iscrizione composta da Simone di Bindo Peruzzi, tesa a celebrare gli studi galileiani nel loro complesso.