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17 MAGGIO

Oggi, ma nel 1945, a Bergamo, il quotidiano “L’eco di Bergamo”, riportava l’editoriale del direttore, monsignor Andrea Spada, intitolato “Basta, per carità!”, riguardante l’elevato numero di fucilazioni perpetrate dai partigiani verso fascisti repubblichini arresisi e consegnatisi al distaccamento cittadino del Comitato di liberazione nazionale. Il pezzo tuonava, in particolare, contro la giustizia privata usata come forma di vendetta nei confronti degli sconfitti, a partire dal 25 aprile di quel 1945. Tra i casi ai quali il giornale faceva riferimento c'era la strage di Rovetta, sempre in quel di Bergamo, nell’altopiano di Clusone, il 28 aprile ’45. In quel frangente 43 militi appartenenti alla prima divisione d’assalto M della legione “Tagliamento”, inquadrata nella Guardia nazionale repubblicana della Rsi, erano stati vittime della scarica di piombo da parte del gruppo resistenziale, appartenente alla 53ª brigata Garibaldi “13 martiri”, alla brigata Camozzi e alle Fiamme verdi. La responsabilità (nella foto, particolare, la lapide commemorativa dei giustiziati di Rovetta, al cimitero del Verano di Roma) verrà attribuita a Paolo Poduje, detto “Il mohicano”, agente del Soe-Special operation executive, i servizi segreti britannici. Lo scritto sottolineava anche il precipitare della situazione da parte delle nuove autorità provvisorie che colpivano i vinti. Questi ultimi, che avevano deposto le armi, avevano sperato se non nella clemenza, quantomeno nella giustizia.