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17 ottobre

Oggi, ma nel 1980, a Giarre, in provincia di Catania, si allontanavano da casa Giorgio Agatino Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, di 15, soprannominati “I ziti”, in siciliano “i fidanzati”, che verranno rinvenuti cadaveri, il 31 ottobre successivo, morti abbracciati sotto un pino, per un colpo di pistola Bernardelli, calibro 7.65, sparato alla testa, ciascuno.

Dei due, Giammona, era dichiaratamente omosessuale. Il fatto di sangue rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia. Presumibilmente, tra le ipotesi (nella foto, particolare, i titoli di alcuni ritagli della rassegna stampa, con l’aggiunta delle vittime, a sinistra, e l’immagine del supposto esecutore materiale, a destra) verranno prese in considerazione varie possibilità.

La prima: che a sparare sarà Francesco Messina, nipote di Tony, tredicenne, di sua iniziativa. La seconda: che, verosimilmente, l'operazione letale accadrà su richiesta dei familiari, che mal sopporteranno il legame d’amore non convenzionale. La terza: che a decidere sarà la volontà dei due giovani di farla finita insieme, per non dover affrontare le ingenti difficoltà poste dall’arretratezza culturale e sociale di quel lembo di Sicilia nei confronti di una coppia formata da persone dello stesso sesso.

Comunque, in ogni caso, il delitto sarà propedeutico alla nascita dell'Arcigay, che avverrà il 9 dicembre successivo, a Palermo, su impulso di Massimo Milani. Tutta la vicenda verrà rievocata nel volume, scritto da Francesco Lepore, intitolato “Il delitto di Giarre. 1980: ‘Un caso insoluto’ e le battaglie del movimento Lgbt+ in Italia”, che sarà pubblicato dall’editore milanese Rizzoli, nel 2021.