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18 AGOSTO

Oggi, ma nel 1938, a Mornago, in provincia di Varese, nella frazione Montonate, alle 17, precipitava l’idrovolante M.C. 94 dell’azienda varesina Aermacchi in volo dimostrativo e nell’impatto morivano 14 persone tra le quali anche il prefetto Mario Chiesa con la moglie Giuliana e le figlie Sandra e Mietta.

La sciagura, che destava enorme scalpore, si verificava 15 minuti dopo il decollo dall’idroscalo di Varese e il mezzo era pilotato da Giuseppe Burei, capo collaudatore della ditta.

Chiesa (nella foto, particolare), originario di Marcignago, in quel di Pavia, di 40 anni, era stato tenente di artiglieria da montagna del regio esercito insignito della medaglia d’argento al valor militare durante la grande guerra per la ferita riportata da una pallottola esplosiva presa al braccio destro, sul Piave, il 17 giugno 1918. Fedelissimo di Benito Mussolini, quest'ultimo lo aveva scelto come padrino nell'iconico duello disputato, il 13 maggio 1922, contro il direttore del "Secolo", Mario Missiroli.

Prima di essere elevato alla carica prefettizia, destinato a Cuneo direttamente dal Duce ad appena trent’anni, Chiesa aveva vissuto l’impresa fiumana quale alfiere dell’ottavo reparto d’assalto, il 14 settembre 1919, e il 14 novembre dello stesso anno aveva comandato un plotone di arditi, imbarcato sulla nave “Cortellazzo”, nella spedizione di occupazione di Zara capeggiata dal Vate.

Ingegnere meccanico, aveva preso parte, il 21 ed il 23 marzo 1919, all’adunata preparatoria volta alla fondazione dei Fasci di combattimento e alla nascita del Sansepolcrismo. Il 15 aprile 1919 era stato, con Ferruccio Vecchi e Filippo Tommaso Marinetti, alla testa della prima azione squadrista promossa a Milano, ovvero l’assalto della sede del quotidiano socialista “L’Avanti”. Da prefetto aveva servito anche ad Udine, a Como e a Littoria come primo nella neo costituita città del regime.