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19 APRILE
Oggi, ma nel 1903, a Galatina, in provincia di Lecce, nel giorno delle celebrazioni della ricorrenza del Cristo risorto, venivano uccisi dai carabinieri, giunti da Nardò per sedare la sommossa popolare, i braccianti Angelo Gorgone, di 25 anni, Oronzo Lisi, di 43, e Giuseppe Masciullo, di 39. Altri trenta manifestanti contro lo strapotere dei latifondisti venivano feriti. Infatti i militari dell’Arma avevano risposto, a colpi di rivoltella e di sciabola, alla sassaiola delle maestranze. Sostanzialmente la rivolta dei contadini era scattata per fame: per tentare di migliorare la propria condizione di vita in uno scenario di forte arretratezza sociale. Il malcontento espresso in piazza andava avanti da un mese e si estendeva in tutto il circondario.
L’episodio di Galatina verrà considerato come uno dei primi casi di rivolta del ‘900 contro i “padroni” verificatosi nel Mezzogiorno. Tra miseria e sfruttamento l’estremo sacrificio dei tre rurali galatinesi -Lisi, ad esempio, lasciava 8 figli- porterà alla stipula di uno dei primi contratti di lavoro tra contadini ed agrari nel Salento. Tutta la vicenda verrà rievocata nel volume di Giuseppe Serra, che sarà intitolato “Per amore di libertà. I caduti del Cristo risorto. 19 aprile 1903”, che sarà pubblicato da Editrice Salentina, per la collana i Quaderni del club Unesco, di Galatina, presieduto da Salvatore Coluccia, nel 2018. Contestualmente, in quel 2018, su iniziativa del sindaco Marcello Amante, verrà scoperta la targa commemorativa in marmo (nella foto, particolare) apposta sul lato sinistro della Torre dell’orologio, in via Umberto I.