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19 MAGGIO

Oggi, ma nel 1944, a Mele, in provincia di Genova, nel valico appenninico del Passo del Turchino,  un drappello di SS naziste, facenti riferimento a Siegfried Engel, detto “il boia di Genova”, appartenente al Sicherheitsdienst, il servizio di intelligence delle Schutzstaffel, uccideva, mediante fucilazione, 59 partigiani, detenuti del carcere “Marassi”, 22 dei quali erano scampati alla strage della “Benedicta”. Quest’ultima (nella foto, particolare, le operazioni di recupero delle salme), era avvenuta tra il 6 e l’11 aprile precedente, all’Abazia di Capanne di Marcarolo, frazione di Bosio, in quel di Alessandria, nell’appennino ligure, alle falde del monte Tobbio, di 1092 metri, da parte dei militi della Guardia nazionale repubblicana, coadiuvati dai reparti germanici. In quella occasione le vittime erano state 147, per la precisone 72 erano cadute durante gli scontri e 75 erano state sottoposte e giustizia sommaria. Anche per quell’episodio la responsabilità ricadrà su Engel, già capo delle SS genovesi. Il tenente colonnello verrà condannato all’ergastolo il 15 novembre 1999, in contumacia, a Torino, ma la Germania non consentirà l’estradizione. Il 21 luglio 2002, ad Amburgo, la giustizia tedesca gli comminerà la pena di 7 anni di reclusione, per crimini di guerra, ma non finirà dietro le sbarre, per l’età avanzata, 93 anni. La mattanza del Turchino contro prigionieri politici era la rappresaglia nazista per l’attentato gappista, del 15 maggio precedente, al cinema “Odeon” genovese, costato alla vita a 4 marinai hitleriani. Nel 2013 il nuovo tunnel, lungo 37,4 chilometri, sulla strada statale 456, a 588 metri d’altezza, rifacimento della galleria costruita nel 1872, tra Mele e Masone, sarà dedicato alla memoria dei morti del 19 maggio ’44.