TODAY
19 ottobre
Oggi, ma nel 1994, a Fumane, in provincia di Verona, quattro malviventi pronti ad assaltare la locale Banca popolare, assassinavano, con quattro colpi di pistola calibro 38 sparati alla schiena, il poliziotto Massimiliano Turazza, di 29 anni, reo di aver trovato nascosto nel cespuglio prossimo al suo garage il borsone con le armi necessarie all’assalto. La vittima era in servizio nella squadra volante della Questura veronese con la qualifica di agente scelto.
I rapinatori erano capeggiati da Alceo Bartalucci, ex pentito della mala del Brenta, che era nel programma di protezione e approfittava della condizione, composta da documenti di copertura, stipendio di Stato e carabinieri a vigilare sul suo domicilio, per mettere a segno vari colpi. Nel settembre 1998 verrà condannato, in secondo grado, all’ergastolo, quale esecutore materiale del delitto. Con Bartalucci c’erano anche Camillo Romano e Roberto Bregato, che avevano prestato le loro confessioni alla magistratura, pur non rientrando ufficialmente nella categoria dei collaboratori di giustizia. Poi nel commando c’erano ancora Andrea Lazzari e Antonio Paladino.
Il 21 febbraio 2005, nel quartiere Croce bianca, sempre nella città scaligera, il fratello di Massimiliano, Davide (nella foto, particolare, a sinistra, affranto, sul luogo dell’uccisione di Massimiliano, indicato nell’immagine a destra), di 36 anni, entrato in Polizia dopo l’omicidio del germano, troverà la morte insieme al collega Giuseppe Cimarrusti, di 26 anni, mentre saranno in servizio di vigilanza, colpiti letalmente dall’investigatore privato Antonio Arrigoni, ex parà della Folgore e già Guardia padana, che aveva freddato la prostituta ucraina Galyna Shafranek.