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2 agosto
Oggi, ma nel 1980, a Mosca, il pugile azzurro Patrizio Oliva conquistava la medaglia d'oro nella categoria dei pesi superleggeri, entro i 64 chilogrammi per i dilettanti, battendo il russo Serik Konakbayev, considerato favorito sia per qualità tecniche che per l'incitamento del pubblico di casa.
Oliva, napoletano, del 1959, allievo del maestro della palestra partenopea Fulgor Geppino Silvestri, riportava l'Italia a vincere la medaglia a cinque cerchi del metallo più prezioso nella boxe dopo 16 anni d'astinenza. Dopo le olimpiadi di Roma del 1960 e quelle di Tokyo del 1964, trionfali per la compagine pugilistica tricolore, con sei ori messi al collo di Francesco Musso, Nino Benvenuti, Francesco De Piccoli, Fernando Atzori e Cosimo Pinto, tre argenti, di Primo Zamparini, Alessandro Lopopolo e Carmelo Bossi, 4 bronzi, di Giulio Saraudi, Silvano Bertini, Franco Valle e Giuseppe Ros, erano state zero le medaglie ottenute a Città del Messico nel 1968, a Monaco di Baviera nel 1972 e a Montreal nel 1976. Contestualmente, a Mosca, ad Oliva verrà assegnata anche la Coppa Val Baker (nella foto, particolare, al rientro a Roma da Mosca, Oliva mostrerà proprio la coppa a Franco Evangelisti, dal 1969 presidente della Federazione pugilistica italiana), trofeo spettante al miglior pugile del torneo olimpico. Era la seconda volta che un simile onore spettasse ad un pugile italiano dopo quella verificatasi a Roma, nel 1960, in favore di Benvenuti. Oliva era coadiuvato dal tecnico della spedizione azzurra di pugilato Franco Falcinelli che aveva avuto l’incarico dall’esponente della corrente andreottiana della Democrazia cristiana Evangelisti. Quel 1980 aveva visto, sul piano politico internazionale, l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss, evento che aveva innescato ritorsioni in tutti i settori, incluso quello dello sport. Il presidente americano Jimmy Carter aveva deciso di boicottare l’appuntamento moscovita invitando tutti i Paesi amici degli States a fare altrettanto.
Il Comitato olimpico internazionale, presieduto dal 1972 dall’irlandese Michael Morris Killanin, non era riuscito a comporre la frizione Usa-Urss. Le olimpiadi di Mosca erano state disertate da 65 nazioni, mentre altre 81 avevano scelto di esserci. La preparazione degli atleti azzurri del pugilato olimpico di Mosca 1980 era stata seguita anche da Nazzareno Mela, in qualità di vice allenatore federale, da Giorgio Petriccioli e da Franco Mulas. Per il potenziamento muscolare erano stati seguiti vecchi sistemi ginnici e per potenziare le mani e le braccia i pugili avevano impugnato asce con le quali erano andati per giorni ad abbattere alberi nel bosco di Piediluco di Terni.
Oliva, soprannominato Sparviero, passato tra le fila dei professionisti dopo l’oro olimpico, diverrà campione europeo nei superleggeri, il 5 gennaio 1983, ad Ischia, battendo il francese Robert Gambini, e poi anche campione del mondo nei superleggeri, il 15 marzo 1986, nel Principato di Monaco, sconfiggendo l’argentino Ubaldo Sacco. E, il 14 novembre 1990, a Campione d’Italia, cingerà anche la cintura di campione europeo dei pesi welter, entro i 66,70 chilogrammi per i “pro”, avendo la meglio sul britannico Kirkland Laing.