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2 luglio

Oggi, ma nel 1871, a Roma, alle 12,30, entrava ufficialmente il sovrano sabaudo Vittorio Emanuele II, di 50 anni, e contestualmente si insediava al Quirinale. L’Urbe diventava realmente capitale del Regno d’Italia, secondo l’annuncio del ministro degli Esteri marchese Emilio Visconti Venosta.

Dopo l’unificazione nazionale, del 17 marzo 1861, le sedi storiche erano state Torino, fino al 3 febbraio 1865 e Firenze. La presa di possesso effettiva della Città eterna, da parte del “re galantuomo”, era salutata con grande partecipazione popolare (nella foto, particolare, il dipinto di Luigi Serra, del 1875, custodito nella fondazione Sella di Biella). Il monarca era in carrozza ed era scortato dal sindaco, principe Francesco Pallavicini, dal presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Lanza, dal senatore Maurizio Cerbaix de Sonnaz, generale di cavalleria, decorato con la medaglia d’oro al valor militare, già aiutante di campo di sua maestà e lo scienziato Quintino Sella, ministro delle Finanze, fondatore del Club alpino italiano.

“Monsù Savoia”, come amava farsi chiamare, aveva fatto capolino nella città allagata dallo straripamento del Tevere, già il 31 dicembre 1870, giungendo in treno da Pisa e rimanendo solo mezza giornata. Il 20 settembre 1870 l’ingresso dei bersaglieri del generale Alfonso La Marmora, poi luogotenente regio a Roma, dalla breccia di Porta Pia, aveva concluso formalmente l’iter risorgimentale di fondazione del regno tricolore. Lo stesso La Marmora, non riuscendo ad ottenere le chiavi del palazzo che diverrà la dimora dei presidenti della Repubblica, ma già sede apostolica, dal pontefice Pio IX, era dovuto ricorrere ai grimaldelli del fabbro Giovanni Capanna.