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20 settembre

Oggi, ma nel 2010, a Napoli, sotto il ponte dei Francesi, Alberto Amendola, tatuatore di 29 anni e Giuseppe Avolio, pescivendolo di 21, uccidevano con quattro colpi di pistola calibro 9, sparati a distanza ravvicinata, Teresa Buonocore, di 51 anni, di Portici, su mandato dal carcere di Enrico Perillo, geometra di 53 anni, sempre di Portici, perché quest’ultimo era stato fatto imprigionare dalla donna.

La Buonocore (nella foto, particolare), madre di quattro figli, Enzo e Ciro Esposito, Alessandra e Michelle Cuevas, avuti da due matrimoni, aveva testimoniato contro Perillo, reo di aver abusato sessualmente, nel 2008, della figlia più giovane, quando erano vicini di casa. Perillo, che verrà trovato in possesso di armi e materiale pedopornografico, verosimilmente vicino alla criminalità organizzata partenopea, era stato assegnato agli arresti domiciliari, in primo grado, per 16 anni, ma verrà spostato nel penitenziario di Modena dopo il tentativo di evasione.

Sostanzialmente Teresa aveva agito da madre coraggio, pagando con la vita e la sua triste sorte destava enorme scalpore, non solo all’ombra del Vesuvio, ma in tutto il Belpaese. Il 12 gennaio 2015 la Corte di cassazione confermerà la sentenza di condanna nei confronti dei due esecutori materiali, rei confessi, rispettivamente a 22 e 18 anni, e l’ergastolo per colui che avesse ordinato l’omicidio. Il 22 novembre 2017 verrà conferita alla malcapitata la medaglia d’oro al merito civile alla memoria da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.