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22 aprile

Oggi, ma nel 1988, a Reggio Calabria, in piazza Giuseppe De Nava, nel bar Malavenda, veniva ucciso con un intero caricatore di pistola calibro 7,65 l'imprenditore Giuseppe Cartisano, di 22 anni, nel contesto della seconda guerra di 'ndrangheta, tra i clan Condello-Imerti e De Stefano-Tegano, del periodo 1985-1991, presumibilmente da Vincenzino "Enzo" Zappia, anche lui di 22 anni, ritenuto il braccio destro del boss della malavita locale Giuseppe De Stefano del rione Archi.

L’omicidio di Cartisano rappresentava la risposta all’agguato del giorno precedente, 21 aprile, in cui era stato ammazzato il notabile destefaniano di Gallico Carmelo Cannizzaro, di 51 anni, e il ferimento di Domenico Fossato, di 48. Cartisano avrebbe meritato quella fine poiché avrebbe tradito i De Stefano schierandosi con i Condello-Imerti. Dopo l'assalto mortale a Cartisano (nella foto, i militari della Benemerita mentre effettuavano rilievi sul luogo della sparatoria, vicino al Museo nazionale archeologico della Magna Grecia), durante la fuga, si verificava, in pieno centro cittadino, il conflitto a fuoco tra i carabinieri e i due sicari uno dei quali, Luciano Pellicanò, veniva freddato da un esponente dell'Arma, mentre Zappia veniva ferito.

Zappia, già in carcere per altri motivi, reputato killer infallibile con alle spalle un imprecisato numero di operazioni, verrà condannato a 30 anni di reclusione come presunto esecutore materiale del delitto, dopo 32 anni, il 18 novembre 2020, grazie alle nuove tecnologie applicate all'analisi del Dna raffrontato ai dati sulle macchie di sangue lasciate sull'asfalto e conservate negli archivi giudiziari.

La cosiddetta seconda guerra di 'ndrangheta era scoppiata perché le varie 'ndrine, che erano indipendenti l'una dall'altra, non avevano trovato un accordo per lo sfruttamento dei capitali accumulati. Alla fine non ci sarà né un vincitore né uno sconfitto, ma i vertici della malavita calabrese decideranno di dotarsi di una cupola avente funzione di organo supremo simile a quello adottato già in Sicilia dalla mafia di Cosa nostra.