Simoni sullo Zoncolan nel 2003

TODAY

22 maggio

Oggi, ma nel 2003, a Sutrio, in Carnia, in provincia di Udine, la dodicesima tappa delle 21 previste nell'edizione numero 86 del Giro d'Italia di ciclismo includeva l'arrivo sul Monte Zoncolan, a 1735 metri sul livello del mare. Il traguardo del tratto da 185 chilometri, con partenza da San Donà di Piave, della carovana rosa che aveva lasciato Milano il 10 maggio precedente, era considerato posto al termine della salita più difficile d'Europa.

Con 13 chilometri e mezzo da arrancare sui pedali, di cui i primi 9 e mezzo con tratti al 13 per cento di pendenza più i 4 chilometri finali ancora più impegnativi, per chiudere con gli ultimi 80 metri al 22 per cento di pendenza. Complessivamente 1200 metri di dislivello. Gilberto Simoni (nella foto, particolare, proprio mentre era impegnato a scalare lo Zoncolan il 22 maggio 2003), soprannominato "Gibo", di Palù di Giovo, in provincia di Trento, classe 1971, del team Saeco, procedeva in maglia rosa da due giorni, con 2 secondi di vantaggio su Stefano Garzelli, della Vini Caldirola, e concludeva il supplizio proposto dagli organizzatori solo al traguardo, con 34” sullo stesso Garzelli, 39” su Francesco Casagrande, della Lampre, 42” sull'ucraino Yaroslav Popovych, della squadra Landbouwkrediete, e 43” su Marco Pantani, della società sportiva Mercatone uno, tornato a brillare dopo lo stop del 1999 per ematocrito alto e il conseguente periodo "no", prima di spegnersi definitivamente, il 14 febbraio 2004 a Rimini. Simoni aveva visitato per la prima volta lo Zoncolan nell'inverno precedente, quello del 2002, sul gatto delle nevi con Enzo Cainero, commercialista di Udine, dirigente sportivo e soprattutto promotore delle bellezze paesaggistiche della sua terra d'origine nonché vero artefice dell'inserimento dello Zoncolan nell'edizione 2003 del Giro d'Italia. Tra gli appassionati di ciclismo scattava automaticamente il paragone con l'Angliru spagnolo, nel territorio di Riosa, nelle Asturie, l'asperità di 1570 metri toccata dalla Vuelta dal 1999, o, ancora di più, con l'altra fatica verticale prevista in alcune edizioni del Giro, il Passo del Mortirolo, in quel di Sondrio, a 1850 metri sul livello del mare, snodo viario tra la Valtellina e la Val Camonica bresciana, inserito dal 1990, dal versante di Edolo, in provincia di Brescia e poi l'anno successivo da quello di Mazzo di Valtellina, dal lato della provincia di Sondrio.

Il muro dello Zoncolan, sulle Alpi orientali, che per la sua insidiosità saprà meritarsi svariati soprannomi tra i quali quello di "Kaiser" e "porta dell'inferno", sarà presente anche nell'itinerario del Giro 2007, ma dal versante di Ovaro, sempre in quel di Udine, ritenuto meno ostico, con tappa vinta sempre da Simoni e con l'abruzzese Danilo Di Luca in maglia rosa; 2010, sempre da Ovaro, con tappa conquistata da Ivan Basso; 2011, ancora da Ovaro, con tappa vinta dallo spagnolo Igor Anton; 2014, ugualmente da Ovaro, con vincitore di tappa l'australiano Michael Rogers; 2018, sempre Ovaro, con tappa vinta dal keniota naturalizzato britannico Chris Froome; 2021, con ritorno ad affrontarlo dal lato di Sutrio. Il primo ciclista professionista ad inerpicarsi ufficialmente sullo Zoncolan era stata una donna. L'episodio si era verificato al Giro femminile del 1997, era salita in solitaria, e da Sutrio, fino a 3 chilometri dalla vetta. Era stata Fabiana Luperini, della Gelati Sanson, che poi si era aggiudicata oltre alla tappa anche l'intera corsa.