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22 MARZO

Oggi, ma nel 1944, a Montalto, frazione di Cessapalombo, in provincia di Macerata, militi del 1° battaglione camicie nere “M-IX settembre”, della Repubblica sociale italiana, inquadrato nella divisone nazista Brandeburg, uccidevano, mediante fucilazione, 31 partigiani (nella foto, particolare, il cippo in laterizio, commemorativo dei caduti, durante la manifestazioni inaugurale del 22 settembre 1946). I morti provenivano per lo più da Tolentino. Erano ragazzi che si erano rifugiati su quelle alture marchigiane per sfuggire all’arruolamento obbligatorio nella Rsi, previsto dal bando emanato dal generale Rodolfo Graziani, ministro della Difesa di Salò, il 18 febbraio precedente, destinato alla leva delle classi 1923, 1924, 1925. Il 32° designato alla morte, che era Nello Salvatori, benché ferito gravemente, riusciva a salvarsi, dopo essersi finto morto, coperto dal mucchio dei cadaveri, non avendo ricevuto il colpo di grazia.

Le vittime erano: Adino Barcarelli, Alberto Patrizi, Aldo Buscalferri, Arduino Germondani, Armando Mogetta, Armando Pettinari, Audio Carassai, Balilla Pascolini, Bruno Principi, Ennio Passamonti, Ennio Proietti, Giacomo Saputo, Giammario Fazzini, Giuseppe Gurrieri, Guidobaldo Orizi, Lauro Cappellacci, Lorenzo Bernardoni, Luigi Cerquetti, Manlio Ferraro, Mariano Cutini, Mariano Scipioni, Mario Ramundo, Nazzareno Bartoli, Nicola Ciarapica, Nicola Peramezza, Primo Stacchietti, Radames Casadidio, Spartaco Perugini, Ugo Sposetti, Umberto Angelelli, Umberto Lucentini.

Il comandante Achille Barilatti, detto “Gilberto della Valle”, maceratese del 1921, già sottotenente di complemento d’artiglieria prima dell’esperienza resistenziale nel Gruppo patrioti Nicolò, attivo a Vestignano di Caldarola, verrà giustiziato il giorno successivo, 23 marzo, a Muccia. Gli verrà conferita la medaglia d’oro al valor militare, alla memoria. Altri 5 partigiani, Marcello Muscolini, Aroldo Ragaini, Alberto Pretese, Carlo Manente, Elvio Verdinelli, benché inizialmente indicati per la scarica di piombo, venivano risparmiati. L’operazione nazifascista di Montalto rientrava nel più ampio piano generale volto ad impressionare e a terrorizzare la popolazione civile del comprensorio: minando le basi d’appoggio locali fondamentali per le organizzazioni partigiane del luogo.